Solare e fotovoltaico

29 Maggio 2020

Le detrazioni fiscali del fotovoltaico

Lo Stato italiano è da tempo attento alla produzione di energia sostenibile per soddisfare gli obiettivi nazionali dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per questo ha previsto un incentivo al fotovoltaico che si configura come un’agevolazione fiscale che aiuti i cittadini ad ammortizzare e ridurre la spesa dell’installazione di un impianto fotovoltaico e sia uno stimolo propositivo nella scelta di passare all’energia da FER (Fonti di Energia Rinnovabile) per i consumi domestici. Questo aiuto fiscale infatti supporta l’acquisto di un impianto fotovoltaico, un investimento che si ripaga nel tempo sia a livello economico sia a livello di impronta di carbonio della vostra casa, grazie al suo ciclo di vita superiore a qualsiasi altro prodotto dell’ingegno umano. Nello specifico, l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulo è un’azione fondamentale per raggiungere l’indipendenza energetica da fonti combustibili fossili, soprattutto se combinata alla partecipazione a una comunità energetica per l’autoconsumo collettivo dell’energia. Ma accedere alle detrazioni fiscali è solo l’ultimo tassello per risparmiare grazie al fotovoltaico. Per massimizzare il rendimento del vostro investimento dovete innanzitutto essere consapevoli delle vostre abitudini di consumo e quindi delle vostre esigenze per procedere poi con l’installazione dell’impianto più adatto a voi con una spesa sostenibile. Regalgrid può essere il vostro fedele alleato in ogni tratto di questo viaggio, in primis permettendovi di conoscere nel dettaglio i vostri consumi grazie al suo SNOCU, e in un secondo momento, ad installazione avvenuta, abilitandovi addirittura come membri di una digital energy community. Solo a questo punto potete agire come attori consapevoli nel mondo della digital energy e richiedere le detrazioni fiscali di cui avete diritto.   Legge di Bilancio 2020: confermate le detrazioni per il fotovoltaico La Legge di Bilancio 2020 del 30/12/2019 proroga Bonus Casa attivi già durante il 2019 in materia di efficienza energetica fino al 31 dicembre 2020. Tra questi troviamo il Bonus Ristrutturazioni, la detrazione fiscale identificata dal DPR 917/86 art. 16.bis, destinata a interventi di restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione della propria abitazione, tra cui sono inclusi gli interventi per il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia. Per l’installazione di impianti solari fotovoltaici in casa, le agevolazioni fiscali previste dalla normativa consistono in una detrazione IRPEF del 50%, che comprendono anche l’eventuale dispositivo di accumulo energetico.   Le condizioni delle detrazioni fiscali per il fotovoltaico Chiunque possieda i requisiti, entro il 31 dicembre 2020 potrà ottenere l’agevolazione fiscale per il fotovoltaico: prima di richiederle è meglio conoscerne requisiti e condizioni. Esiste infatti per i lavori intrapresi in casa un limite massimo di spesa agevolabile pari a 96.000 euro per ogni unità immobiliare (il singolo immobile più tutte le sue pertinenze). Inoltre, il rimborso IRPEF avverrà in 10 anni. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate vi ritornerà la metà dell’importo che avete speso, attraverso una riduzione annua delle tasse. A quanto ammonta il rimborso annuo? Dividete a metà la cifra spesa e poi dividetela per 10; oppure più semplicemente: Detrazione fiscale annua = investimento / 20 A questo si somma anche l’IVA agevolata al 10% sui lavori eseguiti per l’impianto fotovoltaico. Ma vediamo le caratteristiche necessarie per accedere a questa agevolazione statale.   Chi può richiedere il Bonus Ristrutturazioni 2020 per il fotovoltaico In ambito di fonti rinnovabili, ha diritto agli incentivi fiscali chiunque abbia installato a partire dal 1° gennaio 2020: un impianto domestico di pannelli fotovoltaici inferiore ai 20 kW o ampliato un sistema esistente; il sistema di accumulo, a servizio di un impianto domestico non incentivato con Conto Energia. L’agevolazione è rivolta ai privati che hanno sostenuto queste spese di ristrutturazione e che sono soggetti all’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Per fare domanda il richiedente deve soddisfare una delle seguenti condizioni: Essere proprietario dell’immobile residenziale su cui è stato svolto l’intervento Essere titolare di un contratto di locazione o comodato d’uso Essere familiare convivente del proprietario o dell’inquilino Essere convivente more uxorio del proprietario/locatario. È fondamentale sottolineare che i membri di una energy community possono accedere al Bonus Ristrutturazioni per il loro impianto fotovoltaico e/o per il sistema di accumulo.   Le spese detraibili con il Bonus Ristrutturazioni per il fotovoltaico Le spese detraibili sono tutte quelle che vi consentono di avere un impianto fotovoltaico “chiavi in mano”: Acquisto componenti Costo della manodopera per l’installazione Spese di progettazione Spese di perizie, sopralluoghi e autorizzazioni IVA   Come ottenere la detrazione IRPEF per il fotovoltaico Per ottenere le detrazioni del Bonus Casa definite per l’installazione dell’impianto fotovoltaico bisogna dare comunicazione all’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) entro 90 giorni dalla data di fine lavori. Come? Iscrivendosi nel portale per richiedere le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, inserendo i propri dati, i dati dell’immobile (ubicazione, dati catastali, proprietà…) e i dati sul tipo di intervento effettuato. Ecco una breve guida dell’ENEA che vi spiegherà come fare. Successivamente, in sede di dichiarazione dei redditi dovrete consegnare: Ricevute dei pagamenti (avvenuti attraverso bonifico) Fatture di acquisto di beni e materiali per l’impianto Autorizzazioni comunali Dichiarazione del consenso del proprietario   Il fotovoltaico rientra nell’Ecobonus? La risposta è inequivocabile: no. L’Ecobonus viene applicato ai pannelli di tipo solare termico (detti collettori) per la produzione di calore oppure nel caso in cui decideste di collegare una pompa di calore al vostro sistema fotovoltaico. Solo la pompa di calore godrà in quel caso dell’agevolazione fiscale al 65% e vi permetterà di abbattere le vostre spese di condizionamento e riscaldamento. Se desiderate saperne di più e avere le idee chiare, a questo link potete trovare un poster con tutte le agevolazioni dedicate alla vostra casa per il 2020. Essere consapevoli dei propri diritti e delle possibilità legate al fotovoltaico vi renderà membri attivi del mondo dell’energia e delle digital energy community, indipendenti ma coinvolti.
26 Maggio 2020

La diffusione del fotovoltaico in Italia

In Italia la diffusione del fotovoltaico è cominciata negli anni ’70: il primo impianto è stato installato nel 1979 al Passo della Mandriola. Bisogna però aspettare gli anni ’90 per una diffusione massiva del fotovoltaico agevolata poi ulteriormente dai primi incentivi statali, i cosiddetti Conto Energia, a partire dagli anni 2000. I numeri hanno acquistato una maggiore rilevanza verso il 2009, anno della Direttiva Europea che detta i primi obiettivi in termini di produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili (2009/28/CE). Da allora la diffusione dei pannelli solari non si è mai fermata e il trend continua a essere positivo anche dopo 15 anni. Questo è diventato così un fattore decisivo per la formazione delle Energy Community approvate anche in Italia lo scorso marzo 2020. Regalgrid ha sempre sostenuto e creduto nel fotovoltaico e, con sguardo lungimirante, nella condivisione dell’energia. Per questo, mentre il fotovoltaico entrava nelle case degli italiani ha lavorato incessantemente ad algoritmi e tecnologie all’avanguardia che permettessero un salto nel futuro dell’energia digitale e del modello distributivo decentralizzato, basato sulle smart grid. Ma prima di parlare del futuro basato su infrastrutture virtuali, vediamo lo stato dell’arte delle tecnologie fisiche del fotovoltaico. Ecco alcuni dati nel dettaglio.   Le energie rinnovabili in Italia La diffusione delle Energy Community in Italia è partita ufficialmente il 1° marzo 2020, con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe, un primo traguardo nella strada verso il recepimento della Direttiva Europea RED II che avverrà entro il 2021. Ma l’Italia è attenta e attiva nella produzione e nel consumo di energia da fonti rinnovabili da ben prima. Nel settore elettrico i dati GSE segnalano nel 2005 una quota di energia da FER pari al 16,3% dei consumi interni lordi, che è arrivata al 33,4% nel 2014, anno in cui l’Italia ha superato l’Obiettivo Complessivo Nazionale 2020 (che comprende consumi elettrici, termici e nei trasporti) con 6 anni di anticipo raggiungendo il 17,1%. Da quell’anno sia i consumi complessivi sia quelli elettrici di energia da fonti rinnovabili hanno continuato a crescere. Gli ultimi dati ufficiali dei report GSE si riferiscono al 2018, anno in cui sono stati consumati 21,6Mtep (Mega tonnellata equivalente di petrolio) di energia da fonti rinnovabili, in termini di CFL (consumi finali lordi), pari al 17,8% dei consumi totali. Superando in tale consumo pulito Germania, Francia, l’Italia è terza in Europa dietro a Spagna e UK. Il consumo elettrico di energia pulita in quell’anno è arrivato al 33,9%; è cresciuta anche la produzione elettrica lorda da rinnovabili: 9,683 Mtep che hanno superato l’obiettivo produttivo del 2020. La fonte di energia rinnovabile che più ha contribuito a raggiungere questa quota produttiva di energia elettrica è quella idraulica normalizzata con il 42% del totale energia prodotta da FER; a questa segue il solare fotovoltaico con il 20%. Concorrono anche bioenergie (17%), eolico (16%) e geotermico (5%).   Gli impianti fotovoltaici installati in Italia L’Italia è, secondo i dati statista, il paese leader al mondo per i consumi di elettricità prodotta da pannelli fotovoltaici e il secondo in Europa per la dimensione del settore fotovoltaico, dietro alla Germania. Tra il 2009 e il 2018 il numero di impianti installati è più che decuplicato, passando da 76.593 unità a 822.301, e il numero continuerà a crescere anche grazie alle agevolazioni fiscali dello stato. A dare maggior spinta alla crescita del fotovoltaico troviamo il settore residenziale con circa 670.124 impianti installati complessivamente al 2018, a cui segue il terziario con circa 90 mila impianti. La capacità installata è quindi in aumento costante dal 2012, arrivando a un apice di 20,12 GW nel 2018. Dividendo gli impianti in relazione alla taglia, la potenza installata complessiva si suddivide in: >3 kW: 279.681 impianti 760 MW 3-20 kW: 476.396 impianti per una potenza totale di 3,5 GW 20-200 kW: 54.209 impianti per 4,2 GW 200 kW-1 MW: 10.878 impianti per 7,4 GW 1-5 MW: 948 impianti per 2,3 GW di potenza 5-10 MW: 146 impianti per 1,1 GW Oltre 10 MW: 43 impianti per 896 MW Alla fine del 2018 gli impianti fino ai 20 kW costituivano il 90% di quelli installati e il 21% della potenza complessiva. Un dato destinato a crescere a partire da quest’anno, vista la possibilità di aggregarsi in Energy Community e autoconsumare collettivamente l’energia. Allo stesso modo e per lo stesso motivo è destinata a confermarsi anche la scelta del collegamento con la rete pubblica, che è l’unico modo autorizzato dal decreto Milleproroghe per scambiarsi energia pulita. Il numero di impianti collegati rappresentava già nel 2018 la quasi totalità degli impianti in Italia: il 97,5% alla rete di bassa tensione; il 2,5% alla media tensione (56,9% della potenza complessiva); pochissimi impianti, che non raggiungono neanche un punto percentuale, all’alta tensione con una potenza del 6,4% del totale.   L’autoconsumo dagli impianti fotovoltaici Nel 2018 l’autoconsumo dell’energia prodotta da ogni famiglia con il proprio impianto solare fotovoltaico è stato del 38%, mentre il restante 61% della produzione è stato versato in rete sfruttando meccanismi come lo scambio sul posto. La percentuale di energia autoconsumata è destinata ad aumentare: in primis per la sempre maggiore diffusione dei sistemi di accumulo che aiutano l’autoconsumo individuale, e, da quest’anno, grazie alle Energy Community, che sostengono un modello di consumo elettrico basato sull’autoconsumo collettivo. Il modello energetico “grande e centralizzato” sta infatti cedendo il passo al “piccolo e distribuito“: l’Italia sta pian piano abbracciando il concetto di smart grid che rispecchia l’intenzione della Direttiva Europea RED II di spingere le persone all’autoconsumo collettivo sia istantaneo che differito, in una visione di collaborazione comunitaria abilitata da nodi come consentita dagli SNOCU e da algoritmi intelligenti come quelli della piattaforma energetica Regalgrid®.   La diffusione del fotovoltaico nelle Regioni italiane La distribuzione degli impianti in Italia è molto diversificata. Sebbene le regioni del Sud siano quelle che godono di un miglior irraggiamento e quindi potenzialmente più produttive, la maggior concentrazione di impianti è al Nord (55% circa). La quota restante si divide tra Sud (28%) e Centro (17%). Le due regioni con il maggior numero di sistemi fotovoltaici sono la regione Lombardia con 120.699 impianti (15,2%) e il Veneto con 110.059 (13,9%). A livello provinciale invece si conferma la distribuzione del 2017: Roma è la prima provincia per numero di pannelli installati (3,9% del totale nazionale) seguita da Treviso e Brescia (3,2%). Parlando invece di potenza installata complessiva a contribuire maggiormente è la Puglia, con il 13,2% seguita da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte. La produzione rispecchia la distribuzione della potenza: la Puglia è la prima regione per produzione energetica con 3.438 GW (15,5% del totale nazionale). Seguono la Lombardia con 2.252 GWh (9,6%) e l’Emilia-Romagna con 2.187 GWh (9,5%). Per quanto riguarda la scelta del tipo di pannelli, in tutte le regioni prevalgono quelli a silicio policristallino, seguiti dai monocristallini. I pannelli a film sottile sono poco diffusi.   I comuni rinnovabili A livello locale bisogna sottolineare una presenza di impianti di pannelli fotovoltaici nella maggior parte dei comuni, ma soprattutto come stiano aumentando sempre di più i “comuni rinnovabili“, cioè quelle municipalità che riescono a coprire interamente il loro fabbisogno con energia proveniente da fonti rinnovabili. I comuni alimentati anche con energia pulita al 2018 erano 3.054. In queste realtà molto spesso le Pubbliche Amministrazioni hanno la necessità di creare delle microgrid che si autosostengano, come nel caso dell’illuminazione pubblica o di alcune strutture comunali con più edifici adiacenti. Il supporto e la presenza di Regalgrid anche in questo caso è fondamentale per orchestrare i vari asset in rete grazie agli SNOCU con licenza storage o prosumer. Ancor più avanguardisti per il 2018 sono stati quei 41 comuni completamente sostenuti da FER anche per i bisogni delle famiglie. Questi due numeri continueranno ad aumentare, soprattutto ora con la possibilità di creare comunità energetiche che si aiutino nella compensazione dei consumi e ottimizzino le risorse.
22 Maggio 2020

Come funzionano i pannelli solari?

I pannelli solari sono la chiave per diventare protagonisti attivi nella produzione di energia rinnovabile, e della rivoluzione energetica che sta avvenendo in questi anni. Come è possibile capire in modo semplice come funzionano i pannelli fotovoltaici e trasformare l’energia del sole in elettricità pulita che alimenta la vostra casa? Cerchiamo di capire come viene generata l’energia solare passo dopo passo.   Come funziona un pannello solare? Innanzitutto bisogna specificare che “pannelli solari” è un’etichetta ampia che raccoglie due tipi di impianti: i pannelli solari fotovoltaici (FV), con cui è possibile produrre energia elettrica, in primis, ma con cui si può produrre anche energia termica se abbinati alle pompe di calore di ultima generazione; i pannelli solari termici, che permettono di generare energia termica, attraverso l’aumento della temperatura di un liquido, generalmente acqua, che scorre dai pannelli esposti normalmente sopra il tetto al sistema di riscaldamento domestico. Consideriamo più nel dettaglio il primo tipo di pannelli, che è anche quello più diffuso in ambiente domestico. Un pannello solare fotovoltaico ù costituito da molte celle fotovoltaiche collegate tra loro: è l’unità fotovoltaica (o cella fotovoltaica) a far sì che la luce del sole si trasformi in elettricità. I fotoni – le “particelle” dotate di energia provenienti dall’onda elettromagnetica di cui è composta la “luce” solare – stimolano gli atomi di silicio, che liberano elettroni generando così un flusso elettrico. In che modo? Una cella fotovoltaica è tipicamente un’unità di silicio multistrato in grado di trasformare e condurre energia grazie alle cariche opposte generate dall’effetto fotovoltaico nel semimetallo. I produttori di celle solari riescono a creare questo effetto grazie al silicio drogato, un materiale semiconduttore modificato da piccole quantità di atomi di altri materiali che possono fornire, per ogni lato dell’unità, una carica elettrica positiva o negativa. I due materiali più usati per drogare il silicio in una tipica cella fotovoltaica sono: il fosforo, nello strato superiore del silicio, che aggiunge più elettroni allo strato, avendo una carica negativa; il boro, nello strato inferiore, che genera meno elettroni e quindi contribuisce ad avere e mantenere una carica positiva, quando la cella solare è esposta alla luce del sole. Il silicio drogato permette quindi la creazione di un campo elettromagnetico pronto per accogliere la luce del sole. I fotoni colpiscono i pannelli, come miliardi di palline da ping pong, e sollecitano gli elettroni liberi nella cella; il campo elettrico creato nel pannello spinge questi elettroni eccitati fuori dall’unità di silicio verso la rete: le piste metalliche tipicamente d’argento, poste ai lati e/o sulla superficie della cella solare, raccolgono gli elettroni in corrente elettrica, trasferita ai fili elettrici. Naturalmente esistono diverse strutture e architetture di celle, ma i principi base di funzionamento sono comuni a tutte. I pannelli solari generano elettricità in forma di corrente continua, che viene trasformata in corrente alternata alla giusta tensione, grazie all’inverter dell’impianto. In questa forma l’energia elettrica generata da un impianto fotovoltaico può essere utilizzata direttamente nelle case e nelle aziende a cui i pannelli solari sono collegati; in alternativa può essere immessa nella rete elettrica nazionale. Ecco il nostro approfondimento per scoprire quali siano i metodi più efficaci per gestire l’energia in eccesso.   I vantaggi dell’energia solare e dei pannelli fotovoltaici I pannelli solari e le celle fotovoltaiche offrono molti vantaggi agli utenti dell’energia, sia per chi alimenta la propria abitazione che per chi sostiene la sua attività commerciale.   Installazione I pannelli solari possono essere installati molto rapidamente in diversi tipi di spazi e luoghi. È piuttosto comune vederli nei tetti delle case in campagna, ma anche nei quartieri residenziali o nei centri urbani, come nei tetti dei condomini che possono condividere i benefici dell’impianto. Inoltre, l’installazione di pannelli solari non è intrusiva, perché non altera a livello estetico le sembianze della vostra abitazione. Sicurezza I pannelli solari possono essere considerati molto sicuri: essendo composti per lo più da singole unità di silicio collegate tra loro, non c’è pericolo di perdite o di emissione di tossine o fumi. Inoltre i pannelli fotovoltaici producono elettricità senza generare inquinamento acustico: questo è un vantaggio importante quando si pensa all’energia pulita. Durata e manutenzione I pannelli solari hanno una lunga durata e necessitano di una manutenzione davvero minima. È importante pulirli periodicamente (a seconda di quanto sia inquinato il luogo) e tenerli lontani dalla sporcizia. Smaltimento Se poi al termine del suo ciclo di vita si vuole dismettere l’impianto, nel caso di un sistema non integrato tutto torna esattamente come prima in men che non si dica, mentre nel caso di un impianto parzialmente integrato nel tetto sarà semplicemente necessario ripristinare le tegole. Per saperne di più leggendo il nostro articolo sul fotovoltaico integrato. In ogni caso i pannelli possono essere smaltiti in modo perfettamente ecosostenibile e senza alcun impatto sull’ambiente. Risparmio energetico Naturalmente, i pannelli solari possono ridurre le bollette dell’elettricità a breve termine, e diventano un comodo fonte di energia e di ritorno economico a lungo termine quando il costo dell’acquisto e dell’installazione delle celle solari sarà rimborsato. I pannelli solari danno all’utente la garanzia di avere una fornitura di energia continua quando il sole splende, beneficio che si estende anche quando è nuvoloso perché i pannelli riescono a catturare anche la luce solare diffusa. Accumulo e condivisione Infine, ma non meno importante, gli utenti dell’energia solare devono pensare all’immagazzinamento dell’elettricità e alla possibilità di distribuirla ai vicini o di immetterla nella rete nazionale. La produzione di energia in eccesso rispetto ai propri consumi dà la possibilità di accumulare energia con una batteria, per le ore in cui l’impianto non è in grado di produrne, come di notte. Che siate dotati di accumulo o meno, è inoltre possibile, con l’aiuto di Regalgrid, condividere questa energia con altri consumatori, parte della vostra Energy Community grazie a una rete intelligente per la distribuzione decentralizzata dell’energia. Scoprite come funziona leggendo nostro articolo sulle smart grid. Questo aiuta anche chi non può installare un impianto per motivi economici o di spazio, ad avere una fonte di energia alternativa a quella dei combustibili e delle fonti fossili di carbonio, in quanto la luce del sole (come fonte di energia) è illimitata e “verde” (in quanto non rilascia inquinamento nell’aria). Capire quindi come funziona un impianto fotovoltaico e quali benefici porti la produzione e la condivisione di energia pulita all’interno di un modello energetico localizzato, vi farà balzare in un futuro che è già cominciato, quello della digital energy, di cui Regalgrid si fa promotore.
14 Maggio 2020

Autoconsumo e autosufficienza energetica: cosa sono e come migliorarli

Autoconsumo e autosufficienza energetica sono due concetti che messi in equazione danno come risultato le energy community. Infatti, ciò che manca all’autoconsumo individuale per raggiungere l’indipendenza energetica si può colmare con l’autoconsumo collettivo, ottenuto grazie alla condivisione di energia tra pari. L’autoconsumo è il consumo dell’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico e rappresenta il punto di partenza per arrivare all’autosufficienza energetica – che è sinonimo di indipendenza energetica – e significa raggiungere l’autonomia dalla rete elettrica pubblica e dall’energia che essa fornisce, attualmente ancora per la gran parte generata da fonti non rinnovabili. Ma se si osservano con attenzione tutte le dimensioni dell’autoconsumo ci si accorge che questo concetto in alcuni frangenti può diventare a sua volta sinonimo di autosufficienza energetica. Le tre dimensioni dell’autoconsumo sono infatti: Autoconsumo istantaneo Autoconsumo differito Autoconsumo collettivo Per arrivare alla totale autosufficienza energetica, però, bisogna partire a piccoli passi, innanzitutto adottando un atteggiamento più responsabile nei confronti del consumo di energia. Ecco alcuni consigli pratici da tenere in considerazione già da oggi per massimizzare l’autoconsumo energetico e ridurre gli sprechi.   #1 Il monitoraggio dei propri consumi è la chiave dell’autosufficienza energetica L’ascolto permette la comprensione: il monitoraggio e l’analisi dei dati di consumo energetico sono il primo passo per poter agire in modo responsabile e sostenibile. Come? In primis, vi permette di identificare quali sono le abitudini consolidate e i picchi di consumo secondo cui calcolare e progettare la produzione di energia. In secondo luogo, il monitoraggio permette di individuare gli sprechi: attenzione, quindi, agli elettrodomestici divenuti energivori perché oramai datati, oppure al consumo residuo eccessivo di tutte le apparecchiature in casa durante i periodi di stand by.   #2 Evitare sprechi è fondamentale per essere indipendenti Evitare consumi sconsiderati e tutti nella stessa fascia oraria significa dimostrare senso di responsabilità. Il primo passo è eliminare gli sprechi evidenti: Luci accese senza motivo Spie luminose degli apparecchi Frigoriferi impostati a temperature troppo basse Caldaie accese senza motivo Termostati regolati a temperature troppo elevate Condizionatori impostati su temperature polari In merito a questi ultimi tre punti vi ricordiamo che 20° sono più che sufficienti per un buon livello di comfort in casa. Successivamente, bisogna adottare nuovi comportamenti rispetto a quanto ci hanno rivelato i dati del monitoraggio: staccare le prese nei periodi di inattività (oppure installare una multi-presa “ciabatta” con interruttore), impostare lo spegnimento automatico di alcuni apparecchi che rimangono in stand-by o programmare l’accensione del riscaldamento a un orario utile a raggiungere la temperatura desiderata in un certo momento della giornata.   #3 Interventi a favore dell’efficienza energetica Parallelamente si possono adottare delle soluzioni che favoriscono il risparmio energetico. Le prime sono più strutturali, nel caso in cui doveste effettuare dei lavori in casa o aveste modo di apportare dei miglioramenti: Verificate e in caso migliorate l’isolamento termico della casa. Installate finestre ampie per sfruttare maggiormente il potenziale della luce naturale. Scegliete finestre con vetri termici o isolanti. Acquistate elettrodomestici smart e a risparmio energetico nel caso in cui dobbiate sostituirli. Ci sono poi alcuni consigli utili applicabili già da subito: Se avete tutti elettrodomestici in buona salute, per monitorarli potete installare uno SNOCU Regalgrid® e potrete conoscere in tempo reale i vostri consumi. Chiudete tapparelle o balconi quando viene buio, per trattenere di più il calore. Non tenete le finestre o le porte aperte se avete il riscaldamento accesso. Sembra superfluo ricordarlo, ma può capitare, soprattutto se avete un animale domestico e un giardino. In quest’ultimo caso, meglio applicare una porta per cani nell’ingresso o lasciare una finestra a vasistas aperta per il gatto, possibilmente nella stanza che riscaldate meno.   #4 La corretta dimensione di impianto fotovoltaico e accumulo vi porta all’autonomia Per raggiungere più facilmente l’autosufficienza energetica è necessario avere un impianto fotovoltaico e una batteria di accumulo dimensionati correttamente rispetto alle vostre necessità, nei limiti del budget di spesa disponibile. Per questo sono fondamentali i dati di monitoraggio di cui abbiamo già parlato. Non è di certo possibile acquistare un sistema di accumulo con la capacità totale necessaria alla propria abitazione. Attualmente richiederebbe un notevole esborso economico e uno spazio adeguato ad accoglierlo. Ma con una batteria proporzionata, abbinata a un impianto tarato sui nostri consumi, la bolletta può essere ridotta fino a circa il 65-70%.   #5 L’autoconsumo aumenta l’autosufficienza energetica Per raggiungere l’indipendenza energetica abbiamo detto essere necessario fare parte di una digital energy community. Nella maggior parte dei casi, almeno fino a oggi, ci si avvicina all’autonomia energetica grazie alla presenza di un impianto fotovoltaico (che fa di voi dei prosumer) e di un sistema di accumulo (in tal caso siete dei proconstomer). In questi casi, la bolletta viene in gran parte ridotta. Una volta ammortizzato il costo dell’impianto, l’unica quota che vi resta da pagare è quella non coperta da autoconsumo istantaneo e differito. Dal 1° marzo 2020 a queste due modalità si può abbinare l’autoconsumo collettivo, che fornirà la quota mancante di energia necessaria per arrivare alla totale autosufficienza energetica, abbandonando il sistema di scambio sul posto. Se invece siete parte della comunità come puri consumer, potrete contribuire all’autoconsumo collettivo, acquistando tutta o parte dell’energia da fonti rinnovabili prodotta da altri membri prosumer o conservata dai membri che possiedono anche il sistema di accumulo (i cosiddetti storer). In tal caso il vantaggio sarà il costo inferiore dell’energia. In un mondo ideale la soluzione da preferire sarebbe consumare subito tutta l’energia prodotta dal vostro impianto: luogo di produzione e consumi coincidono e questo riduce lo spreco nelle fasi di trasporto o accumulo. Ma lo scambio di energia in una smart community a livello complessivo vi permette di raggiungere lo stesso risultato: consumare sul momento l’energia prodotta anche da altri. Le distanze inoltre sono sempre contenute, perché tutti i membri afferiscono alla stessa cabina di trasformazione BT/MT.   #6 Produrre calore con il fotovoltaico contribuisce all’indipendenza dalle fonti tradizionali Per raggiungere un nuovo livello di indipendenza energetica potete collegare l’impianto fotovoltaico a una pompa di calore di ultima generazione, creando una soluzione ibrida che permetterà di riscaldare raffreddare casa e risparmiare sulla bolletta del gas. L’autosufficienza energetica diventa quindi un nuovo modo di pensare il consumo energetico. Gli ingredienti fondamentali sono la consapevolezza che porta a una nuova “qualità” di consumo e la volontà di essere parte di una rivoluzione epocale come quella energetica delle smart grid e delle digital energy community.
21 Aprile 2020

Manutenzione impianto fotovoltaico: monitoraggio, pulizia e costi

I pannelli fotovoltaici hanno un ciclo di vita molto lungo, che rende questo bene uno dei più durevoli tra quelli inventati dall’uomo. Questo non significa però che i pannelli fotovoltaici non abbiano bisogno di manutenzione. Prendervene cura vi richiederà uno sforzo minimo, come qualunque altro apparecchio o elettrodomestico, ma non per questo dovete pensare che non sia importante. Sono due i principali motivi per cui la manutenzione è fondamentale: massimizzare il ritorno economico dell’investimento iniziale, ma soprattutto ridurre il più possibile l’impronta di carbonio delle nostre abitazioni. La manutenzione è tanto più necessaria quanto più la zona geografica di installazione dell‘impianto è soggetta a condizioni climatiche critiche o peculiari. Pensiamo alle zone di montagna, con frequenti nevicate nel periodo invernale, o le zone marittime, in cui tutto l’anno l’aria è ricca di salsedine e spesso la pioggia è carica di sabbia. Certo, queste sono due condizioni limite, ma ciò sottolinea come ogni area geografica abbia alcune caratteristiche che incidono sulla durata dei pannelli. In qualsiasi zona abitiate un impegno annuo minimo per una regolare manutenzione del vostro impianto solare migliora le performance energetiche e prolunga il loro ciclo di vita.   Il monitoraggio dell’impianto: la miglior manutenzione preventiva possibile Dopo aver installato il vostro impianto, magari anche con un sistema di accumulo, il primo passo per occuparvene al meglio è ascoltarlo. Un sistema di monitoraggio dei consumi come quello attuato dallo SNOCU Regalgrid abbinato all’adeguato programma di gestione, non solo vi permetterà di sapere quanta energia autoprodotta effettivamente consumate, ma anche di conoscere il rendimento del vostro impianto e monitorare lo stato della batteria di accumulo, se ne siete proprietari. Il cloud della piattaforma di Regalgrid® permette di registrare i dati giorno dopo giorno e creare uno storico che semplifica la valutazione sulla salute dell’impianto. Sarete così sempre sicuri del corretto funzionamento dei pannelli, senza dover salire personalmente sul tetto per verificare la situazione. Il monitoraggio è quindi utile per rendervi conto del rendimento del sistema e identificare il momento migliore per procedere con la manutenzione ordinaria, ma anche per capire quando intervenire per azioni di manutenzione straordinaria come, per esempio: la sostituzione di un componente a causa di danni imprevedibili da intemperie; la necessità di un aumento di potenza dell’impianto; l’installazione o l’incremento del sistema di accumulo. Cosa comprende la manutenzione ordinaria dei pannelli fotovoltaici? Una manutenzione ordinaria si suddivide in due tipi di azione: il controllo delle componenti e la pulizia. La fase di controllo è agevolata dalla vostra attività di monitoraggio dell’impianto. In relazione ai vostri dati, i tecnici qualificati verificheranno: L’integrità dei moduli L’ancoraggio dei moduli alla struttura di sostegno I cavi, i quadri elettrici e i trasformatori Il funzionamento dell’inverter La capacità di carica della batteria Il funzionamento del sistema di monitoraggio da remoto In seguito, effettueranno la pulizia periodica dell’impianto. Periodicamente sui pannelli si depositano foglie, polvere e micro-polveri, polline e simili, che riducono la capacità di assorbimento di luce dei pannelli riducendo il loro rendimento ottimale. La pioggia e il vento riescono a ridurre questo deposito, ma non sono sufficienti a eliminare tutti i detriti. Per questo, di norma, è consigliabile effettuare la pulizia almeno 1 volta all’anno: prima della stagione più soleggiata oppure a seconda di quando lo SNOCU vi segnala un calo di rendimento. Nel caso la vostra abitazione si trovi in una zona geografica con climi particolari o ad alto livello di inquinamento, è necessario procedere più frequentemente alla pulizia dei moduli.   Come pulire i pannelli solari? Se i pannelli si trovano in una zona accessibile in sicurezza, potete effettuare voi stessi un controllo visivo dei moduli e poi procedere con una pulizia fai da te, utilizzando semplicemente dell’acqua e una spugna non abrasiva per non graffiare le lastre di vetro. È importante asciugare i moduli per non lasciare aloni, in quanto questi possono minare il rendimento. Se lo sporco è resistente potete affidarvi a un detergente antistatico, che crea un leggero strato protettivo antisporco. Se non vi sentite sicuri nel pulirli in prima persona, o non avete accesso al luogo dov’è situato l’impianto, come per esempio sul tetto, potete rivolgervi a ditte specializzate in manutenzione. Spesso è l’azienda che vi ha installato i pannelli a proporvi un contratto di manutenzione: in tal caso verificate che siano inclusi sia i test sulle funzionalità che la pulizia annuale da parte di tecnici qualificati.   Il costo della manutenzione ordinaria Il costo di una manutenzione ordinaria affidata a una ditta specializzata può variare dai 100 ai 300€, a seconda del tipo di impianto, della dimensione e delle condizioni dei pannelli. In qualsiasi caso, potete vedere la manutenzione come un piccolo investimento annuale che però vi garantirà un risparmio maggiore nel lungo termine. Ricordate che nel caso di manutenzione ordinaria l’IVA applicata sarà quella standard al 22%, mentre per quella straordinaria, come nel caso di sostituzione dell’inverter, sarà agevolata al 10%.   Appare chiaro quindi come la manutenzione sia fondamentale per la salute del vostro impianto, ma non bisogna pensare che sia un peso oneroso di cui occuparsi: al contrario delle fonti energetiche tradizionali, l’energia da fotovoltaico è pulita e non sporca, per cui la manutenzione ordinaria è inferiore a quella della caldaia o della vostra automobile e addirittura di un qualunque altro elettrodomestico.
24 Febbraio 2020

Installazione impianto fotovoltaico: ecco le principali fasi

L’installazione di un impianto fotovoltaico è sicuramente la scelta più smart per tagliare le bollette e al tempo stesso ridurre le emissioni di carbonio. Per chi è già pronto a compiere questo passo è importante seguire alcune fasi cruciali di installazione dei pannelli per assicurarsi di entrare in possesso di un impianto funzionante e a norma di legge. La prima condizione per procedere all’installazione è essere proprietari dell’immobile o avere l’autorizzazione del proprietario.   Sopralluogo tecnico per l’installazione È sempre fondamentale rivolgersi a un tecnico esperto e qualificato, che vi seguirà in tutto lo sviluppo del progetto. Il vostro tecnico effettuerà un sopralluogo e valuterà le caratteristiche della vostra abitazione. Essa deve infatti rispondere a dei criteri precisi perché l’installazione sia fattibile e conveniente: Orientamento del tetto: la posizione ottimale nel caso di un tetto spiovente per i pannelli solari è sud. Ma è possibile prendere in considerazione anche sud-est e sud-ovest: il rendimento sarà inferiore, ma ancora buono. A migliorare l’irraggiamento contribuisce anche l’inclinazione delle falde, ottimale a 30°- 35° alle nostre latitudini. Ostacoli all’irraggiamento: non devono essere presenti impedimenti nella traiettoria dei raggi solari che causino ombreggiature e compromettano il rendimento dell’impianto. Dimensione del tetto: la superficie utilizzabile determina la dimensione massima dei pannelli. Normalmente per un impianto da 3kW occorrono circa 20 mq, ma il tecnico vi consiglierà la combinazione adeguata alle vostre esigenze. Vincoli ambientali o paesaggistici: il tecnico specializzato può consigliarti di verificare se la zona in cui vivete è normata da particolari vincoli ambientali o paesaggistici. È però compito vostro richiedere maggiori informazioni al Comune in cui vivete. Progettazione dell’impianto fotovoltaico Per progettare l’impianto, il consulente tecnico terrà in considerazione: Caratteristiche dell’abitazione Dimensione del nucleo familiare Abitudini di consumo Disponibilità di spesa In relazione a questi fattori vi proporrà innanzitutto i vari tipi di pannelli tra moduli in monocristallino o policristallino di silicio, o film sottile di tellururo di cadmio, che hanno rendimenti e costi differenti. Un’altra considerazione importante è: come volete gestire l’energia che non consumate? Avete due alternative: riversarla direttamente nella rete elettrica nazionale o accumularla. La seconda opzione vi dà modo di essere più autonomi anche nelle ore in cui l’impianto non può produrre energia, grazie all’acquisto anche di un sistema di accumulo, una spesa che sta diventando sempre più alla portata di tutti, vista la progressiva diminuzione dei prezzi e la presenza di incentivi o defiscalizzazioni. Potete quindi indicare al vostro tecnico se desiderate un impianto: Stand alone o off-grid: non connesso alla rete elettrica e dotato di batterie di accumulo (consigliabile nei casi di locazione non già servita dalla rete di distribuzione elettrica). Grid connected: cioè collegato alla rete, in modo da riversare la quantità di energia in eccesso nella rete nazionale per ricevere poi un rimborso in bolletta, oppure per condividerla con i membri della vostra Energy Community. Misto: l’impianto sarà sia connesso alla rete che dotato di sistemi di accumulo. Questo sistema permette non solo l’autoconsumo della propria energia in qualsiasi fascia oraria, ma anche la condivisione dell’energia in eccesso con altri consumatori collegati alla stessa cabina di trasformazione, nel caso di appartenenza ad una comunità energetica. Se valutate il progetto e il preventivo positivamente, potrete passare alla fase successiva.   Autorizzazioni necessarie per l’installazione Prima di procedere all’installazione vera e propria dell’impianto fotovoltaico, bisogna richiedere l’autorizzazione all’ente preposto in uno di questi tre modi, a seconda delle caratteristiche dell’impianto: Autorizzazione Unica (AU): nel caso in cui il vostro impianto superi la soglia di potenza di 20kW. Questa autorizzazione va richiesta nella maggioranza dei casi alla vostra Regione. In alcuni casi la competenza viene delegata alla Provincia o al Comune. Procedura Abilitativa Semplificata (PAS): valida per gli impianti che non superano i limiti di potenza (20kW). A discrezione delle singole amministrazioni regionali questa soglia può essere spostata a 1MW. La domanda va presentata al Comune, con almeno 30 giorni di anticipo rispetto all’inizio dei lavori, accompagnandola con una relazione minuziosa del progettista e i documenti progettuali che attestino il rispetto delle norme urbanistiche e dei regolamenti edilizi, anche in tema sicurezza. Trascorsi 30 giorni dalla domanda senza riscontri dal Comune, per la regola del silenzio assenso è possibile dare il via ai lavori. Comunicazione al Comune: per molti tipi di piccoli impianti domestici è sufficiente una comunicazione al comune accompagnata dalla relazione del progettista abilitato. È il caso per esempio di tutti gli impianti fotovoltaici aderenti o integrati nel tetto che non alterino l’estetica dell’edificio e non abbiano una superficie maggiore rispetto al tetto su cui vengono realizzati. Sono invece esclusi gli impianti installati in un edificio o in una zona soggetti al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Se si opta per la Comunicazione al Comune, non bisognerà aspettare riscontro: i lavori potranno iniziare una volta effettuata la comunicazione. Installazione dell’impianto fotovoltaico A questo punto si potrà procedere con l’installazione. La ditta che se ne occupa, insieme al progettista, eseguirà le seguenti operazioni: Preparare il cantiere e metterlo in sicurezza. Installare le strutture di supporto e i moduli fotovoltaici. Posare inverter, quadro elettrico e batteria di accumulo. Nel caso in cui siate già intenzionati a condividere la vostra energia con altri, magari i vostri vicini o condomini, questo è il momento per installare anche un controller come lo SNOCU di Regalgrid per: Monitorare in tempo reale e gestire i flussi in entrata e uscita; Ottimizzare e impostare una gestione automatica dei cicli di carica e scarica del sistema di accumulo; Controllare attivamente tutti i dispositivi interconnessi. Cablare e testare l’impianto fotovoltaico. A questo punto potete procedere con la richiesta di collegamento alla rete elettrica al gestore della rete.   Cosa fare dopo l’installazione Come ammortizzare il prezzo dei moduli fotovoltaici in un tempo minore? Ricordatevi di informarvi sul sito dell’Agenzia delle Entrate in merito alle possibili agevolazioni per l’installazione dell’impianto fotovoltaico: questo tipo di progetto rientra nella categoria delle Ristrutturazioni Edilizie, con detrazioni IRPEF al 50%. Infine, è bene ricordare che un impianto fotovoltaico ha una vita lunghissima rispetto agli altri prodotti dell’ingegno umano. Una manutenzione annuale aiuta a mantenere i moduli in buona salute, preservandone il rendimento. Un aiuto per tenere sotto controllo il rendimento può arrivare proprio dal controller di Regalgrid che vi aiuta a gestire l’energia e a monitorare i consumi.
10 Febbraio 2020

Inverter: cosa sono e a cosa servono negli impianti fotovoltaici

Quando parliamo di inverter ci stiamo riferendo a uno degli elementi fondanti di un impianto fotovoltaico, senza cui è impossibile sfruttare l’energia solare per elettrodomestici, apparecchi elettronici e lampade. Per questo è importante sapere cosa sia un inverter e a cosa serva realmente.   Cos’è un inverter per fotovoltaico? L’inverter è un elemento cardine dell’impianto fotovoltaico: è un apparecchio elettronico che converte la corrente continua, derivante dall’energia solare, in corrente alternata, la comune energia elettrica impiegata nelle case e negli uffici commerciali. In questo modo, funge da “traduttore” di energia, in quanto rende l’energia adatta all’autoconsumo e all’immissione nel sistema elettrico. Normalmente, l’inverter si presenta come una scatola di metallo di dimensione media, con all’interno un quadro elettrico.   Inverter: a cosa serve? Oltre a effettuare questa fondamentale operazione di conversione, l’inverter ha anche il compito di sprecare il meno possibile l’energia generata dai pannelli solari. Nello specifico quindi deve: Ridurre al minimo (2%) la dispersione di energia che avviene al momento della conversione; Regolare frequenza e tensione dell’energia elettrica (i valori sono rispettivamente 50Hz e 220-230v, sia per case che per edifici industriali), nonostante le variazioni nella tensione in uscita dal generatore fotovoltaico; Ottimizzare la potenza del sistema, trovando e mantenendo il giusto punto di funzionamento; Inviare una segnalazione in caso di guasti interni o irregolarità; Monitorare la rete elettrica e proteggere l’impianto da eventuali sovratensioni, cortocircuiti e blackout; Monitorare e controllare la temperatura dell’inverter stesso, che però dipende anche dal luogo di montaggio (meglio scegliere un ambiente fresco); Comunicare i dati di rendimento e funzionamento grazie ai display. Come scegliere un inverter Compresa l’importanza di un inverter nell’installazione di un impianto di pannelli solari fotovoltaici, dovete considerare tre fattori per fare la scelta giusta per voi: Potenza Connessione dei moduli Tipologia di inverter Vediamo ciascun fattore nello specifico.   Potenza dell’inverter La potenza varia a seconda del tipo di impianto: bisogna fare una stima dei consumi energetici massimi che il vostro nucleo familiare o la vostra attività commerciale potrebbe raggiungere. Un buon modo è quello di sommare la quantità di energia che consuma ciascun dispositivo connesso alla rete contemporaneamente. Indicativamente, per un impianto domestico, la potenza varia da 2kW fino a 5kW. Per un impianto professionale è compresa tra i 10 e i 20kW, in ambito commerciale, mentre è ancora superiore in caso di impianti industriali (per esempio la potenza in una centrale fotovoltaica va dai 500-800kW a molti MW).   Connessione dei pannelli all’inverter È poi importante considerare il tipo di connessione dei pannelli all’inverter: Per un impianto domestico è più probabile trovare pannelli in stringa, ossia una fila di moduli fotovoltaici in serie, per cui sarà necessario un inverter di stringa, con una potenza tra i 250 W fino ai 15kW. Esistono anche più serie di stringhe di pannelli affiancate, per cui servirà un inverter multistringa, consigliato qualora l’impianto sia costituito da più superfici parziali o in parte all’ombra. Troviamo inoltre un tipo di collegamento centralizzato, in cui ogni pannello sarà collegato all’inverter centrale, con una potenza compresa tra i 15 kW fino a 1 MW, quindi particolarmente adatte a impianti di grandi dimensioni. Per ultimi, ma solo per certe installazioni, ci sono i microinverter, inverter di dimensioni ridotte, installati ciascuno dietro un pannello, con una potenza inferiore ai 250 W, e il vantaggio di monitorare più tempestivamente le prestazioni e massimizzano le prestazioni del singolo pannello e quindi di tutto l’impianto. Tipologia di inverter L’ultimo parametro da considerare è la tipologia di inverter. In questo caso distinguiamo tre caratteristiche da combinare tra loro: Gli inverter monofase, adatti per impianti di piccole dimensioni, contrapposti agli inverter trifase usati più frequentemente per impianti di grandi dimensioni, e sostituibili con gruppi di più inverter monofase; inverter con trasformatore necessari se lo richiedono le normative o se l’impianto richiede una messa a terra; l’alternativa è un inverter senza trasformatore, che solitamente è più piccolo, meno ingombrante e con un rendimento più alto, ma non fornisce un isolamento elettrico; inverter a onda modificata, molto più economici, ma danno più interferenze a livello di rumore e temperatura, non sono adatti né a dispositivi dotati di motore, né tantomeno agli impianti fotovoltaici che richiedono inverter a onda sinusoidale pura, più costosi ma a cui possiamo collegare tutti i tipi di dispositivi senza problemi. Inverter per impianti di accumulo Il sistema fotovoltaico con accumulo permette di immagazzinare energia in quei momenti in cui i consumi sono inferiori alla generazione e di restituirla quando viceversa. Per questo, in fase di acquisto è opportuno valutare un inverter ibrido, ossia che offra la possibilità di convogliare l’energia non consumata in batterie apposite, sia che si decida di procedere subito all’installazione del sistema di accumulo o meno.   Quanto costa un inverter? Per parlare di prezzi bisogna innanzitutto tornare a parlare di potenza: per un uso domestico fino a 6kW, in media si può arrivare a 700€ o 1000-1200€ per un inverter ibrido per un uso commerciale da 10 a 20 kW, il costo medio è compreso tra 800€ e 2000€
10 Gennaio 2020

Come smaltire i pannelli fotovoltaici e quanto costa?

Lo smaltimento dei pannelli solari è una questione che non sembra riguardarci nell’immediato, ma è bene cominciare a informarsi per sapere come affrontare la questione in futuro, seppure ancora lontano. L’Italia infatti è solo all’inizio del percorso nell’impiego dell’energia solare: quasi tutti gli impianti sono stati installati negli ultimi quindici anni e, sapendo che i pannelli hanno una vita media di 25 anni, il loro smaltimento sembra una questione procrastinabile. Ma la tecnologia nel settore dell’energia rinnovabile è sempre in evoluzione e, grazie a un abbattimento dei costi e all’incremento dell’efficienza dei nuovi pannelli, la sostituzione dei moduli talvolta risulta essere la soluzione migliore. Se state pensando di smaltire i vostri pannelli fotovoltaici (o solari) innanzitutto dovete sapere che tutti i materiali che li compongono sono altamente riciclabili: composti prevalentemente di vetro e alluminio, questi moduli vengono scomposti nei vari materiali da aziende specializzate nel loro smaltimento, arrivando a un riciclo del 95%. Proprio per garantire questa rimessa in circolazione di materie prime preziose, bisogna assicurarsi di smaltirli in modo adeguato. Per prima cosa, è necessario individuare in quale categoria di smaltimento rientra il nostro impianto solare. I pannelli, infatti, una volta concluso il loro ciclo di vita, diventano rifiuti e rientrano nella categoria RAEE, ossia Rifiuti di Apparecchi Elettrici ed Elettronici, nel raggruppamento n°4 (R4). Successivamente, per valutare costi e modalità di smaltimento, bisogna considerare altri fattori che dipendono dalle caratteristiche dell’impianto stesso: Potenza nominale; Data dell’installazione; Incentivi statali. Pannelli fotovoltaici domestici e professionali La potenza dell’impianto determina la categoria di appartenenza e, indirettamente, la modalità di smaltimento. Quando la potenza nominale è inferiore ai 10kW ci troviamo di fronte a un impianto domestico. Se invece la potenza è superiore ai 10kW si parla di impianto professionale, anche se intestato a una persona fisica. Nel caso di un impianto domestico, lo smaltimento deve essere effettuato dal proprietario presso il Centro di Raccolta dei RAEE di riferimento, rintracciabile tramite il sito ufficiale del Centro di Coordinamento. Lo smaltimento è carico del produttore, quindi per il proprietario è gratuito. Nel caso di un impianto professionale, lo smaltimento è regolato dalla normativa RAEE/2014.   Normativa RAEE del 2014 per lo smaltimento degli impianti professionali La normativa sui RAEE del 2014, che integra la Direttiva Europea del 2012, individua due diverse modalità di smaltimento a seconda della data di installazione dell’impianto fotovoltaico di tipo professionale. Nel dettaglio: Impianti installati prima del 12 aprile 2014: in questo caso, il costo dello smaltimento ricade sul proprietario. Esiste però, come per tutti i RAEE di altra natura, l’opportunità di avvalersi del ritiro “Uno Contro Uno”: questo significa che, se decidete di acquistare un nuovo impianto, sarà il produttore del nuovo a doversi occupare dello smaltimento del vecchio. Impianti fotovoltaici installati dopo il 12 aprile 2014: in questo caso il costo dello smaltimento è a carico del produttore, quindi per il proprietario non ci sarà alcuna spesa. In ogni caso, il RAEE fotovoltaico va conferito ad un apposito impianto di trattamento iscritto al Centro di Coordinamento RAEE, tramite un soggetto autorizzato.   Conto Energia Qualora abbiate acquistato l’impianto avvalendovi di un incentivo statale, il Conto Energia, nella gestione dello smaltimento entra in gioco anche il Gestore dei Servizi Elettrici (GSE), che ha concesso l’incentivo. In misura preventiva, durante gli ultimi 10 anni di diritto all’incentivo, il GSE tratterrà una somma direttamente dalla quota erogata, a copertura della corretta gestione dei rifiuti di tali pannelli. Qualora dimostriate di aver smaltito correttamente l’impianto, la quota vi verrà restituita in un’unica soluzione. Per questo motivo, lo smaltimento va comunicato tempestivamente al GSE, con il modulo di “dichiarazione di avvenuta consegna del RAEE derivante dal pannello fotovoltaico incentivato in Conto Energia”. Bisogna trasmettere tale comunicazione al GSE anche in caso di sostituzione di un singolo modulo, così il gestore aggiornerà il conteggio delle somme trattenute. L’importo è pari a 12€/pannello per gli impianti domestici e 10€/pannello per gli impianti professionali. Questa procedura è applicata secondo l’art. 40 del D.lgs. 49/2014 a tutti i pannelli fotovoltaici per cui è stato attivato uno dei seguenti incentivi: I, II, III Conto Energia (periodo 2005-2010); IV Conto Energia, per impianti fotovoltaici e sistemi fotovoltaici architettonicamente integrati (BiPV), installati fino al 06.2012, e tutti gli impianti a concentrazione; V Conto Energia, solo per impianti fotovoltaici installati fino al 30.06.2012, tutti i sistemi BiPV e gli impianti a concentrazione; Gli impianti che non rientrano in quest’elenco vengono regolamentati dal Disciplinare Tecnico del GSE del dicembre del 2012. Ci riferiamo quindi a: IV Conto Energia, in merito agli impianti entrati in funzione dal 1°luglio 2012, esclusi gli impianti a concentrazione; V Conto Energia, per gli impianti entrati in funzione dal 1°luglio 2012, esclusi gli impianti a concentrazione e gli impianti BiPV. In questi casi è prevista una convenzione tra i produttori e i consorzi addetti, per la gestione del RAEE fotovoltaico, che attribuisca al produttore la responsabilità del corretto smaltimento. Per questo motivo non è prevista alcuna trattenuta sugli incentivi.
30 Dicembre 2019

Ciclo di vita dei pannelli solari: quanto dura un impianto?

La durata dei pannelli fotovoltaici rappresenta uno dei fattori che rendono davvero conveniente installare un impianto di questo tipo. In media, un sistema fotovoltaico è garantito per “una vita utile” di circa 25 anni: una longevità superiore a qualsiasi altro tipo di generatore di energia, impianto solare termico compreso, che arriva in media a 15 anni di vita. Una lunga durata permette all’impianto di ripagarsi, sia in termini economici, sia in termini di impronta di carbonio, contribuendo a un circolo virtuoso nella produzione di energia pulita e sostenibile. Il primo caso a dimostrare la durabilità dei pannelli fotovoltaici è stato quello dell’impianto sull’isola di Vulcano, installato circa 30 anni fa e ancora attivo con un rendimento che contribuisce a soddisfare il fabbisogno elettrico dell’isola; dopo 20 anni dall’attivazione, la produzione era diminuita solo del 6%. Quindi bisogna precisare cosa si intende con il termine durata: i pannelli infatti possono produrre energia per tempi lunghissimi, ma la durata a cui ci riferiamo, cioè la vita utile, è il periodo in cui è conveniente lasciare in opera il sistema, ossia l’arco temporale in cui l’energia prodotta e il risparmio collegato coprono i costi di esercizio e manutenzione.   Quali sono i fattori che incidono sulla durata dei pannelli solari? La durata dei pannelli e il corretto funzionamento dell’impianto fotovoltaico nel tempo sono influenzati da diversi fattori: Innanzitutto, l’assenza di componenti meccaniche all’interno dei pannelli riduce l’usura quotidiana media. La trasmissione di energia elettrica attraverso il silicio o il tellururo di cadmio è un processo con decadimento dei materiali minimo e quantificabile: ogni cella fotovoltaica soffre di una riduzione di potenziale annua pari al massimo all’1%, in particolare intorno allo 0,7% per il silicio cristallino e circa dell’1,5% per i pannelli a film sottile. Il livello di manutenzione ordinaria incide certamente sul deterioramento dei pannelli. La sporcizia che si deposita sui moduli fotovoltaici non solo ne riduce l’efficienza, ma riduce la durata dell’impianto. Anche l’area geografica in cui vengono installati ha una sua rilevanza. In molte zone il livello di inquinamento dell’aria raggiunge livelli elevati, che sono un rischio per la salute e creano danni alle strutture. Le polveri sottili si depositano anche all’interno di ciascun pannello solare e ne inficiano il rendimento e la durata. Nelle aree marittime invece è la salinità diffusa dal mare a minare il funzionamento del sistema fotovoltaico: per quanto l’aria di mare possa far bene alla salute delle persone, essa nel lungo termine ha un effetto corrosivo su alcune parti dei pannelli, oltre a rendere opaca la superficie assorbente. In entrambi i casi una pulizia ordinaria può ridurre gli effetti di queste problematiche. Per far sì che il vostro impianto duri nel tempo, raggiungendo le vostre aspettative, e per ottimizzare la produzione di energia soprattutto nel periodo di massimo irraggiamento, vi consigliamo una pulizia annuale e un monitoraggio del rendimento dei pannelli per capire quando è il momento migliore per effettuarla.   Durata dell’inverter I pannelli hanno una vita talmente lunga che è difficile per gli inverter stare al passo. L’inverter, cuore pulsante del sistema fotovoltaico, ha la funzione di convertire l’energia solare raccolta dai pannelli, trasformandola da corrente continua in corrente alternata, usata dall’impianto elettrico. Visto il suo ruolo chiave, bisogna monitorarne il funzionamento: i migliori potrebbero arrivare anche a 13 anni di vita, ma in genere dopo il 10° anno cominciano ad avere un calo di rendimento, che mina la sostenibilità della resa dell’impianto. Quindi, quando fate i conti per l’acquisto dei pannelli solari, considerate sempre il costo di una sostituzione dell’inverter. Anche in questo caso la durata è influenzata da diversi fattori: le condizioni di usura, l’assenza di manutenzione e la possibilità di surriscaldamento.   Durata delle batterie di accumulo Per le batterie di accumulo invece, l’elemento che più incide sul deterioramento è la sovraccarica: continuare a fornire corrente elettrica anche quando la batteria è completamente carica la danneggia, riducendone la durata. Ma anche in questo caso altri fattori rilevanti per la salvaguardia della batteria sono la manutenzione, la temperatura e il modo in cui lavora (per esempio diversi giorni di pausa sono deleteri) e le condizioni metereologiche e climatiche a cui è esposta. Le batterie migliori, quelle a ciclo profondo agli ioni di litio, in fase di test hanno dimostrato una durata potenziale di 7000 cicli di carica, che corrispondono a circa 20 anni, contando un ciclo al giorno. In casi concreti di utilizzo si attesta una durata di circa 12 anni, in linea con garanzie tipiche di prodotto che coprono in generale dai 5 ai 10 anni di attività.
4 Novembre 2019

Impianto fotovoltaico con accumulo: vantaggi e costi

Installare un impianto fotovoltaico ha un forte valore in termini di ecosostenibilità e salvaguardia dell’ambiente, grazie all’impiego di energia rinnovabile per la produzione dell’elettricità. Ma quando si entra nel mondo dell’energia sostenibile sorge spontanea una domanda: che tipo di impianto scegliere? E soprattutto: qual è la scelta più conveniente, oggi che anche in Italia è possibile l’autoconsumo collettivo? Certo, ogni nucleo familiare ha caratteristiche e bisogni diversi, ma è molto probabile che la risposta sia un impianto fotovoltaico con accumulo. Vediamo di cosa si tratta e quali sono i vantaggi di questo tipo di impianto a pannelli solari.   Impianti fotovoltaici: vantaggi generali Iniziamo descrivendo un vantaggio generale derivante dall’installazione di pannelli solari: il risparmio nella bolletta elettrica in virtù dell’autoconsumo individuale e collettivo. Questo consente di ridurre il consumo di energia proveniente dal gestore eliminando anche le tasse e le spese di trasporto della corrente elettrica incluse. La riduzione delle bollette è il vantaggio immediato. Certo, il fotovoltaico comporta un investimento di installazione piuttosto elevato, anche se negli ultimi anni il mercato ha visto un abbassamento dei prezzi dei pannelli solari. Un impianto da 3Kw, adatto a una famiglia di 2-3 persone, può arrivare a costare tra i 5.000 e gli 8.000 euro: mediamente, calcolando il risparmio ottenuto nel tempo, un impianto si ripaga in 5-8 anni, in funzione dell’effettivo irraggiamento solare della zona in cui vengono installati i pannelli. Questa dinamica si accentua nel caso di un impianto con accumulatore di energia.   Come funziona un impianto fotovoltaico con accumulo? Tipicamente durante il giorno l’impianto produrrà una quantità di energia uguale o superiore all’effettivo approvvigionamento della casa. L’eccedenza di energia, nel caso di un impianto tradizionale, può essere riversata nel sistema elettrico nazionale e rimborsata sul costo della bolletta. Nel caso di un impianto con accumulo questo esubero viene invece conservato in un accumulatore di energia, che permetterà di sfruttare l’energia prodotta durante le ore di irraggiamento nelle occasioni in cui l’impianto non riesce ad approvvigionarsi di energia pulita per produrre elettricità, come di notte o in caso di maltempo. Con questa soluzione si riesce ad abbassare drasticamente l’energia elettrica prelevata dalla rete esterna, anche fino all’50% in meno (in funzione della taglia dell’accumulo), e quindi ad abbattere le bollette elettriche. I sistemi di accumulo sono praticamente un must per le case off-grid, abitazioni non collegate alla rete elettrica, come baite in alta montagna o unità sostenute interamente da fonti rinnovabili per scelta del proprietario. Sono inoltre particolarmente consigliati per le famiglie dotate di pannelli solari e che trascorrono molto tempo fuori casa durante il giorno e consumano più energia nelle fasce serali. In generale, si può parlare di convenienza in tutte quelle situazioni in cui non è possibile sfruttare nell’immediato l’energia solare prodotta. Per avere la prova del nove della convenienza del sistema, basterà leggere il contatore: se l’energia immessa nel sistema elettrico è superiore o circa pari a quella consumata, vale la pena senz’altro conservarla per consumarla in un secondo momento.   Che tipi di batterie per pannelli solari esistono? Le batterie utilizzate più frequentemente in un impianto con accumulo sono quelle al piombo o al litio. Le prime hanno un costo inferiore, ma occupano molto spazio e hanno una durata di circa 2-5 anni. Le seconde, realizzate con gli ioni di litio, hanno invece un costo più elevato, ma garantiscono maggiore affidabilità e una durata maggiore (tra i 10 e i 12 anni) e stanno quindi diventando il riferimento di impiego. Esistono anche altri tipi di batterie che si collocano nel mezzo in una scala di efficienza e di costo: le batterie al nichel cadmio, che permettono di accumulare energia anche a basse temperature, ma hanno una bassa densità energetica e quindi non conservano grandi quantità di energia rispetto al loro peso, e le batterie al nichel – metallo idruro, con una capacità di accumulo superiore alle precedenti, una lunga durata e costi di manutenzione bassi.   Quanto costa un impianto con accumulo? La reale differenza di spesa sull’investimento del fotovoltaico è data quindi dall’accumulatore di energia, che si somma al costo dell’impianto tradizionale. I prezzi degli accumulatori di energia solare variano a seconda della capacità di accumulo e del tipo di batteria. L’aspetto rilevante è che le cifre si stanno abbassando drasticamente anche grazie all’interesse dimostrato dal settore della mobilità nei confronti dello sviluppo energetico sostenibile. Per le batterie al piombo si spende tra i 2.500 e i 4.000 euro, per le batterie al Nichel tra i 3.000 e i 5.000 euro e per gli accumulatori agli ioni di litio si oscilla tra i 4.000 e i 6.000 euro. Il costo totale è quindi superiore a quello di un impianto tradizionale, ma il suo ammortamento può essere simile, se non addirittura inferiore, qualora le scelte siano ponderate sulle abitudini di consumo energetico e vengano adottati i necessari accorgimenti per massimizzare il rendimento dell’impianto.   Come scegliere una batteria per accumulo? Per capire quale sia la soluzione più adatta alle vostre esigenze, bisogna sicuramente considerare la dimensione del nucleo familiare, che determina volume e modalità di consumo elettrico. Per un sistema ottimizzato e un acquisto ponderato che si ripaghi velocemente, vi consigliamo di rivolgervi a un consulente autonomo, oppure diventare un utente Regalgrid® e installare lo SNOCU che vi consentirà immediatamente di misurare e profilare con precisione i vostri consumi. Potrete quindi effettuare una scelta mirata sul giusto dimensionamento di generazione fotovoltaica e accumulo che meglio si ritaglia sui vostri comportamenti energetici e quindi con un maggior ritorno di investimento. Inoltre, da utenti di Regalgrid potrete entrare a far parte di una comunità energetica con cui condividere l’energia in più che non riuscite ad accumulare o a cui chiedere l’energia che vi manca, ottimizzando i consumi e azzerando così la vostra bolletta.   Ci sono agevolazioni per l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulatore? Come gli impianti tradizionali, i pannelli fotovoltaici con accumulatore godono del bonus ristrutturazioni al 50%. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate nell’arco di 10 anni vi restituirà la metà dell’importo speso per l’impianto, comprensivo di fornitura e installazione. La restituzione avverrà sottoforma di detrazione fiscale, cioè una riduzione delle tasse. Il Bonus è stato prorogato per tutto il 2020. A questo vantaggio si somma la possibilità dell’aliquota IVA agevolata al 10%.
Entra ora nel mondo delle Smart Home e delle Comunità Energetiche Rinnovabili