Innovazione di comunità: il ruolo delle tecnologie
Il ruolo delle tecnologie sarà sempre più cruciale nello sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili Si parla molto delle Comunità Energetiche Rinnovabili, del quadro amministrativo ma poco delle tecnologie necessarie per far funzionare al meglio questi nuovi soggetti energetici. Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Davide Spotti, Presidente di Regalgrid Europe, azienda che fornisce anche tecnologie gestionali per queste realtà. Quale ruolo avranno le tecnologie nello sviluppo delle comunità energetiche? «Un ruolo importante soprattutto per noi, che siamo un Technology provider. Con una serie di nuove tecnologie corrediamo il servizio alle comunità energetiche. In questa maniera facciamo dialogare diversi hardware, sensori e quant’altro in molteplici situazioni che si vengono a creare in tempo reale. Quando parliamo di comunità energetica abbiamo una grande varietà di protagonisti in azione che si muovono molto velocemente in termini di consumo, di generazione, d’accumulo, di sbilanciamenti, per cui è fondamentale riuscire a dare, in tempi estremamente rapidi, parliamo di millisecondi, soluzioni a queste problematiche che nascono dalla combinazione di varie situazioni e attori. Dire ciò già non è semplice, ma farlo è molto complesso, per questa ragione si parla esattamente di tecnologie abilitanti. Bisogna far dialogare molti sistemi hardware diversi e questa è la prerogativa di Regalgrid, che non vuole essere dipendente da un’unica configurazione, da un unico costruttore, da un’unica tipologia di inverter o accumulo, pompa di calore o colonnina di ricarica. Dialoghiamo costantemente, a livello tecnologico, con tutte queste realtà, garantendo la sicurezza, delle transazioni, dei dati, per essere sicuri che ciò che si è previsto avvenga sul serio e ciò implica una profonda cono- scenza di tutti i protocolli di comunicazione e di sicurezza. Oltre a ciò usiamo anche la blockchain che è un super notaio cibernetico che congela il valore di ogni transazione secondo parametri internazionali riconosciuti e non alterabili. Tutto ciò dà sia sicurezza, sia anche possibilità di controllo, di verifica, ma soprattutto si tratta di dati inoppugnabili, non manipolabili e quindi intrinsecamente sicuri». Oggi è un momento complesso per chi come voi s’occupa di tecnologie. Come vi muovete? «Vista anche la situazione globale della supply chain che è estremamente problematica e congestionata, a causa dei problemi ben noti, abbiamo deciso di sviluppare una filiera italiana. In Italia si trovano contributi ad altissimo valore aggiunto, delle eccellenze notevoli con cui si riesce a fare squadra e quindi per i nostri SNOCU (energy gateways che gestiscono i nodi Regalgrid) abbiamo sviluppato la nostra elettronica, su nostro progetto, con componentistica e filiera locali customizzandola, mentre prima utilizzavamo un’elettronica generica che doveva far girare dei protocolli necessariamente general purpose con tutte le tematiche e le problematiche che ne derivavano. Così siamo riusciti a creare dei protocolli dedicati, quindi molto più veloci, efficaci ed efficienti e ciò ci ha consentito di svincolarci dalla congestione dei semiconduttori». Lo scenario che si delinea oggi per ciò che riguarda il modello energetico e quello delle fonti distribuite gestite attraverso il “demand and response” è un ostacolo o un’opportunità per le comunità energetiche? «Il ‘demand and response’ è una delle modalità con le quali si esprime la comunità energetica e manifesta il suo valore. Si tratta di una modalità che serve anche alla comunità per confrontarsi con la rete fornendole o incamerando energia. Quest’ultima è una delle modalità, non la principale, ma che è sicuramente importante, soprattutto visti i tempi che corrono. I codici di rete in questo senso sono già stati provati, sperimentati in Italia e quindi la funzionalità ‘demand and response’ è una delle possibilità, anche per consentire alle comunità energetiche di fornire i servizi di rete, cosa che sarà sempre più necessaria con il modello distribuito». Tutto molto interessante ma anche molto complesso. Come fate per comunicare le modalità di utilizzo di queste tecnologie al prosumer che deve usarle a casa? «Grazie per la domanda che sembra semplice e alla quale cerco di dare una risposta altrettanto semplice, perché la tematica è cruciale. Prima di tutto bisogna considerare che i nostri clienti sono molto diversi tra di loro. Noi abbiamo ormai migliaia di nodi installati e altrettanti attori, come i prosumer o anche solo i consumer. Dentro a una comunità energetica c’è chi genera e consuma e anche solo chi consuma, chi ha la convenienza ad aggregarsi a persone che hanno una generazione rinnovabile, godendo dell’autoconsumo collettivo e quindi dei vantaggi che ne derivano. Quindi i clienti finali che hanno bisogno di capire che cosa sta succedendo sono di natura molto diversa. Ci sono gli abitanti di condominio, ci sono i privati nelle loro case con il loro tetto fotovoltaico oppure no, ci sono gli artigiani con i loro capannoni che s’uniscono e che mettono a disposizione dei vicini le falde dei propri capannoni, ci sono gli impianti commerciali e le pubbliche amministrazioni. Gli interlocutori sono molto diversi e hanno necessità simili ma differenti. E non dimentichiamo gli installatori, che sono i veri protagonisti, visto che fanno l’installazione, la configurazione e l’avvio di tutto ciò che necessita per essere connesso e operante in una comunità energetica. Per tutti questi attori Regalgrid ha sviluppato delle vere e proprie App dedicate che mettono a disposizione un corredo d’informazioni convalidate. Così ognuno può accedere e avere la visibilità sulle proprie performance. Un consumatore può vedere quanto consuma nel giorno e quanto sta succedendo a livello di comunità energetica, se è un prosumer, può vedere sia i consumi sia la produzione, può fare delle statistiche di periodo confrontandole con i periodi precedenti. Il vero cuore pulsante di Regalgrid sono i suoi algoritmi e logiche brevettate, che attuano in ogni istante gli scambi energetici che ottimizzano gli obiettivi di ogni singola comunità energetica, ma di tutto ciò l’utente non deve affatto preoccuparsi. Egli infatti ha tutta una serie di strumenti per poter capire come sta andando e soprattutto se può fare meglio. Queste sono tutte informazioni che mettiamo a disposizione e alle quali aggiungiamo tutta una serie di corsi di formazione rivolti alla nostra rete d’imprese con gli installatori certificati e validati. Tutto per trasmettere quante cose si possono fare sulla piattaforma Regalgrid® e quali sono i vantaggi derivanti dalle comunità energetiche. Si tratta di un’attività che secondo me non finirà anche perché la consapevolezza sui vantaggi delle comunità energetiche, gestite attraverso le tecnologie innovative, non è per ora ancora elevata. Oltre a ciò abbiamo sviluppato dei rapporti proprio sull’informazione/formazione con le associazioni di settore, come per esempio l’Anci o CNA Veneto, per comunicare al meglio tutti i vantaggi delle comunità energetiche».
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I gruppi di autoconsumo collettivo
La normativa di riferimento Lo scorso 24 gennaio è entrato in vigore il decreto che definisce criteri e modalità per la concessione dei contributi PNRR a sostegno, di AUC e CER. Il Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, si legge sul sito del GSE (Gestore Servizi Energetici), prevede l’erogazione di un contributo a fondo perduto nella misura massima del 40% delle spese ammissibili per le comunità realizzate nei comuni sotto i 5.000 abitanti. L’invio della richiesta di accesso al contributo in conto capitale, appartenente al PNRR, potrà essere effettuato dal beneficiario solo a seguito dell’apertura dello sportello di cui verrà dato avviso. Lo sportello sarà chiuso improrogabilmente il 31 marzo 2025, fatto salvo il preventivo esaurimento delle risorse disponibili pari a 2,2 miliardi euro di cui verrà fornita evidenza attraverso degli appositi contatori online e data notizia tramite pubblicazione sul sito del GSE. L’obiettivo è quello di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt. Il contributo a fondo perduto potrà essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti. Durante il periodo in cui i decreti sono stati fermi a Bruxelles al vaglio della Commissione Europea, diversi condomìni si sono provvisti di impianti fotovoltaici, usufruendo del Super Bonus 110%, la misura di incentivazione edilizia introdotta il 19 maggio 2020 che prevedeva una serie di meccanismi d’agevolazione, come detrazioni e rimborsi per interventi di natura edilizia, con l’obiettivo d’ammodernare costruzioni e infrastrutture migliorandone l’efficienza energetica e al contempo di stimolare e risollevare il settore edile in crisi a causa della pandemia di COVID-19. Il MEF, Ministero dell’economia e delle finanze, ha deciso che non prorogherà una serie di incentivi legati al Super Bonus. Ma coloro i quali già in precedenza hanno approfittato del bonus, installando un impianto fotovoltaico, hanno percorso un primo passo verso l’efficientamento degli edifici condominiali, passaggio fondamentale per la costituzione di un AUC.   Gli impianti fotovoltaici nei gruppi condominiali Costituire un gruppo condominiale in grado di produrre e autoconsumare energia prevede quindi diversi step. Il primo è sicuramente la progettazione ed installazione di un impianto fotovoltaico. Gli impianti che si possono realizzare su un condominio possono essere di tipo centralizzato o distribuito. Un impianto fotovoltaico centralizzato prevede l’installazione di un unico impianto sul tetto condominiale. È il tipo di intervento maggiormente realizzato grazie agli incentivi del Super Bonus 110% e, generalmente, realizzato per ridurre le spese delle utenze comuni dei condòmini. In caso invece di impianto fotovoltaico distribuito, l’impianto fotovoltaico è realizzato singolarmente da tutti i condomini, o anche solo da alcuni. Questa configurazione permette di prevedere nell’AUC come produttori i condòmini che hanno installato il singolo impianto e i restanti come puri consumatori. A questa soluzione si può comunque sommare l’impianto centralizzato.   La raccolta documentale Il passo immediatamente successivo ed estremamente importante è la raccolta documentale per comprendere ed individuare chi saranno i soggetti appartenenti al gruppo AUC. Le tempistiche di questa fase possono variare a seconda delle tipologie abitative presenti, che possono andare privato all’attività commerciale, e dal numero di unità abitative. Oltre alle tipologie abitative c’è poi da tener in conto la diversa natura dei condòmini che possono essere affittuari, proprietari o, anche, comodatari, e di conseguenza è fondamentale individuare correttamente gli intestatari dei POD condominiali. Il POD, point of delivery o punto di fornitura, è il codice di 14 cifre riportato in bolletta, che identifica il punto della fornitura elettrica di un immobile. È proprio questo codice, e il rispettivo intestatario, che aderirà ad un AUC o ad una CER.   Il regolamento per la ripartizione dell’incentivo Il terzo step è relativo alla redazione del regolamento per la ripartizione dell’incentivo, una scrittura privata che getta le basi dell’AUC e che determina la ripartizione dell’incentivo generato in comunità per tutti gli anni a venire. Gli incentivi possono essere distribuiti secondo un criterio scelto dalla comunità. Una prima topologia di ripartizione può essere in proporzioni variabili, per millesimi, per quote equidistribuite. La scelta è liberamente in capo alla comunità, ma, proprio in virtù di questo, redigere un regolamento chiaro e condiviso è un’operazione che necessita una fase di ascolto di tutte le istanze dei partecipanti. Oltre alla ripartizione degli incentivi all’interno del regolamento possono essere redatte anche le regole di ripartizione del RID generato dall’impianto centralizzato, e quindi non solo stabilire le linee guida per la ridistribuzione di incentivi, ma anche eventuali accumuli delle somme generate per far fronte a futuri investimenti per efficientare maggiormente il condominio. Ad esempio, investendo nell’installazione di una pompa di calore per ridurre maggiormente le spese condominiali. Il regolamento è, quindi, un documento molto importante per la pianificazione dell’efficientamento energetico, ma anche per il raggiungimento dei target 2030, normati dalla Direttiva sull’efficienza energetica (EED), che prevedono l’obiettivo comunitario di ridurre consumi di energia di almeno l’11,7% entro il 2030. Come già accennato, i sistemi di comunità energetica prevedono un incentivo ventennale e gli appartenenti possono pensare di prevedere un percorso di efficientamento energetico diluito nel tempo. Questo percorso può partire con la realizzazione di un impianto fotovoltaico che, a fronte di consumi bassi condominiali, permette di avere una produzione energetica elevata da mettere in comunità e quindi generare sia ritiro dedicato, cioè la modalità semplificata a disposizione dei produttori per la commercializzazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete, sia tariffa incentivante in relazione all’energia autoconsumata collettivamente. In questo modo il gruppo AUC può accumulare un credito da poter reinvestire, ad esempio, in pompe di colore o infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici.   Amministratore di condominio Ma chi si occupa della gestione e del coordinamento di gruppo di autoconsumo? Per ogni AUC, così per ogni CER, sarà necessario individuare un soggetto referente che si occupi di coordinare le attività della comunità energetica. La figura che maggiormente si presta a questa funzione è l’amministratore di condominio, ma, in assenza di esso, anche uno dei produttori dell’AUC o il proprietario dell’immobile possono subentrare a tale ruolo. Sarà necessario effettuare un passaggio in assemblea condominiale per nominare il soggetto referente della configurazione.   Tempistiche Per quanto riguarda le tempistiche di costituzione, la realizzazione di un AUC può variare a seconda della potenza dell’impianto fotovoltaico che verrà realizzato e al numero di condòmini coinvolti. Infatti, per impianti fino a 20 kW non c’è obbligo di apertura di officina elettrica, cioè un’officina di produzione di energia elettrica. Quindi già un condominio con una superficie importante, che prevede un impianto maggiore di 20 kW avrà delle tempistiche più lunghe nel costituirsi AUC poiché, oltre alle normali procedure di connessione dell’impianto fotovoltaico, dovrà anche fare denuncia di Officina Elettrica presso l’ufficio dell’Agenzia delle Dogane del territorio competente. In contemporanea all’installazione del o degli impianti fotovoltaici, sarà comunque possibile mettere in atto tutti gli step sopracitati che prevedono la raccolta documentale, la redazione del regolamento per la ripartizione dell’incentivo.    
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Accumulare elettroni in comunità: un ruolo centrale
Gli accumuli per le CER sono essenzialmente quelli elettrochimici e sono, tranne casi specifici, di piccole medie dimensioni e localizzati nei pressi delle unità produttive sia per una semplificazione di tipo logistico visto che questa soluzione risolve il problema della predisposizione di locali tecnici di medie dimensioni attrezzati appositamente, sia di carattere energetico poiché così facendo si diminuiscono le perdite di trasmissione. In linea di massima l’utilizzo di un sistema d’accumulo a ridosso di un impianto fotovoltaico di un prosumer viene utilizzato per ottimizzare l’autoconsumo dell’utente singolo e anche in parte per l’interesse del distributore per mitigare lo sbilanciamento della rete, mentre nel caso di una CER il ruolo dell’accumulo cambia. Di sicuro il dimensionamento dei sistemi d’accumulo presenti in una CER deve essere calcolato in base alla potenza installata, e alla capacità di generazione, dei sistemi fotovoltaici nel loro complesso presenti all’interno della CER stessa. L’approccio sopra descritto è chiaramente riferito a una CER composta essenzialmente da un’utenza residenziale, ma le cose possono cambiare se nella CER dovessero esserci soggetti, per così dire, più pesanti quali imprese, manifatturiere o del terziario.   Funzionalità condivise Per quanto riguarda i sistemi d’accumulo, quindi, è possibile specialmente nel caso delle CER scegliere funzionalità più interne che rivolta alla rete, cosa che consente d’ottimizzare, con profitto, il consumo condiviso, aspetto che contribuisce alla riduzione di CO2, ad alleggerire il peso delle perdite di rete, con rischi contenuti circa i sovraccarichi. Si tratta di un approccio che necessita di un controllo evoluto peer to peer (P2P) che è quella più orientato alle CER, rispetto a quello più “classico” orientato alla rete, che è il peer to grid (P2G). In sostanza l’utilizzo dell’accumulo con il P2P ha come punto cardine la condivisione dell’elettricità, mentre il P2G punta sull’ottenimento di una serie di vantaggi per l’utente singolo. Vediamo cosa accade in pratica. Quando un singolo impianto fotovoltaico produce più elettricità di quanto ne consuma l’utente sottostante, l’energia elettrica viene destinata alla carica dell’accumulo, ma è possibile che quest’ultimo ceda a sua volta elettricità ad altri membri della Comunità energetica, con vantaggi per tutti. Ovviamente è necessario un sistema di gestione intelligente che tenga conto di tutti i fattori in gioco, aggregando tutti i dati istante per istante. Il sistema, per esempio, deve essere in grado di gestire una serie d’accumulatori scegliendo quali caricare e scaricare in base alla carica presente in ognuno di essi. Una strategia è quella di caricare i sistemi d’accumulo più vuoti e nel frattempo di svuotare quelli più pieni in modo da mantenere un livello medio a tutti i sistemi d’accumulo condivisi, cosa che consente una maggiore operatività sul fronte dei servizi interni alla comunità, anche in caso di “picchi” di richiesta e una migliore “manutenzione”, che allunga la vita operativa dei sistemi d’accumulo che così lavorano in media all’interno di un range di carica di sicurezza. Oltre a ciò l’ottimizzazione dei sistemi d’accumulo attraverso la gestione “intelligente” consente sia di ricorrere meno alla rete esterna, sia di ridurre in generale la necessità d’installare più capacità d’accumulo per la CER, come dimostrato da un recente studio “Multi-objective battery sizing optimisation for renewable energy communities with distribution-level constraints: A prosumer-driven perspective“ pubblicato su Applied Energy e realizzato da un gruppo di ricercatori e professori dell’Istituto di Energie Rinnovabili in Eurac Research a Bolzano e del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento. Tradotto: l’accumulo necessario al funzionamento ottimale della CER, con un’adeguata razionalizzazione, è ridotto.   Esclusione elettrica I sistemi d’accumulo per loro natura possono essere caricati sia con elettricità prodotta da fonti rinnovabili, sia con quella prelevata dalla rete e il legislatore ha previsto precise regole d’esclusione affinchè quest’ultima non possa essere incentivata quando viene consumata all’interno della CER. Si tratta di esclusioni sia sul fronte dei prelievi, sia su quello delle immissioni verso la rete, per le quali i sistemi d’accumulo devono essere conformi alle norme CEI 0-16 e CEI 0-21 e devono essere gestiti secondo le regole tecniche dl GSE, delibera 741/2014 di ARERA. E oltre a ciò devono essere installati i contatori necessari agli algoritmi per consentire le esclusioni. Stesse regole valgono per l’elettricità prelevata dalle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e reimmessa all’interno della comunità. Una “cautela” che il legislatore ha adottato perché con lo sviluppo della mobilità elettrica sarà sempre più frequente la cessione d’elettricità all’utenza domestica, a sua volta collegata alla CER, da parte dell’autoveicolo. Per cui è ammesso il consumo di elettricità incentivata prodotta dalla CER da parte del veicolo elettrico, ma l’incentivo è escluso quando gli elettroni fanno il percorso inverso in quanto non vi è certezza dell’origine.
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Comunità contro la povertà
Nella maggior parte dei casi sono famiglie che, a causa delle precarie condizioni economiche, non dispongono o rinunciano all’utilizzo di elettrodomestici come lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, ecc. Si tratta di una condizione che rende inaccessibili le spese essenziali e l’accumulo di risparmio, con conseguenti preoccupazioni per il futuro.   Meridione colpito Secondo uno studio della CGIA (Confederazione Generale Italiana degli Artigiani) ne è colpito soprattutto il Mezzogiorno, dove si registra una frequenza più elevata di casi di povertà energetica rispetto al resto del Paese che coinvolge tra il 24 e il 36% delle famiglie residenti nell’area. La Campania è tra le Regioni maggiormente colpite: le famiglie che utilizzano saltuariamente luce e gas oscillano tra le 519 mila e le 779 mila. A seguire, la Sicilia e la Calabria, dove le famiglie in condizioni di precarietà energetica oscillano rispettivamente tra 481 mila e 722 e tra 191 mila e 287 mila. Considerando che i numeri pre-pandemia parlavano di 2,2 milioni di famiglie, che la crisi energetica non accenna a diminuire e che tutte le previsioni stimano costi elevati del gas fossile da cui il nostro sistema energetico è fortemente dipendente, nei prossimi anni la povertà energetica rischia di estendersi ancora di più.   Comunità energetiche Per uscire dalla situazione di povertà energetica il primo passo è quello di ridurre, non solo il fabbisogno ma anche, e soprattutto, il costo uscendo dalla forte dipendenza dalle fonti fossili, causa da anni delle bollette elevate, e lo spreco energetico, apportando accorgimenti alla vita di tutti i giorni. A tal proposito, un ruolo di assoluto riguardo lo svolgono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), nuovi soggetti energetici di diritto privato che consentono la produzione e lo scambio di energia tra gli aderenti che, oltre a permettere di ridurre i costi in bolletta, a differenza degli altri sistemi incentivanti già messi in campo come bonus e taglio degli oneri, rendono i cittadini, e soprattutto i consumatori, partecipi e consapevoli.   Scelte innovative Grazie agli incentivi previsti, le CER sono anche in grado di far fare scelte d’innovazione e responsabili, apportando benefici economici, sociali e ambientali strutturali per almeno vent’anni, combattendo giorno per giorno la lotta alla dipendenza da gas naturale, al cambiamento climatico, alla povertà energetica per chi desidera risparmiare in bolletta ed essere anche attento all’ambiente. A dimostrazione di questo enorme potenziale ci sono quelle già operative in Italia, come quella a San Giovanni a Teduccio, a Napoli, dove grazie a un impianto da 50 kWp circa 40 famiglie autoprodurranno e condivideranno energia, in uno dei quartieri tra i più problematici sotto il profilo sociale del Capoluogo campano. Oppure la comunità Residence Cicogna che è stata creata sottoforma di autoconsumo collettivo in un condominio della provincia di Treviso, il cui intervento è stato realizzato dall’azienda Crema Costruzioni, usando la tecnologia Regalgrid® per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei flussi energetici. I vantaggi sono così evidenti che tali esperienze si stanno diffondendo in Italia, come è già successo nel resto d’Europa e sono molto spesso legate alla volontà d’intervenire per aiutare le persone. Sono già molte le esperienze europee dove le pubbliche amministrazioni e le imprese “prestano” le loro coperture alle comunità energetiche vicine consentendo risparmi fino a un terzo dell’importo in bolletta, cosa che è estremamente importante per i soggetti più deboli.   Welfare energetico Oltre a ciò, spesso il valore delle Comunità Energetiche Rinnovabili, soprattutto quando si tratta di povertà energetica, non è solo nella possibilità di ridurre i costi in bolletta, ma soprattutto nell’occasione di riscatto sociale che può generare il far parte di una comunità o di apportare il proprio contributo ad una comunità, proporzionalmente alle proprie possibilità. Si tratta, infatti, di realtà che si adattano a tutte le tipologie di territorio, dai piccoli comuni, alle grandi città e dalle aree periferiche ai centri urbani, anche storici, considerando il perimetro più ampio dato dalla cabina primaria con una capacità d’intervento e di penetrazione in grado di non lasciare indietro nessuno.
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Le detrazioni fiscali del fotovoltaico
Lo Stato italiano è da tempo attento alla produzione di energia sostenibile per soddisfare gli obiettivi nazionali dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per questo ha previsto un incentivo al fotovoltaico che si configura come un’agevolazione fiscale che aiuti i cittadini ad ammortizzare e ridurre la spesa dell’installazione di un impianto fotovoltaico e sia uno stimolo propositivo nella scelta di passare all’energia da FER (Fonti di Energia Rinnovabile) per i consumi domestici. Questo aiuto fiscale infatti supporta l’acquisto di un impianto fotovoltaico, un investimento che si ripaga nel tempo sia a livello economico sia a livello di impronta di carbonio della vostra casa, grazie al suo ciclo di vita superiore a qualsiasi altro prodotto dell’ingegno umano. Nello specifico, l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulo è un’azione fondamentale per raggiungere l’indipendenza energetica da fonti combustibili fossili, soprattutto se combinata alla partecipazione a una comunità energetica per l’autoconsumo collettivo dell’energia. Ma accedere alle detrazioni fiscali è solo l’ultimo tassello per risparmiare grazie al fotovoltaico. Per massimizzare il rendimento del vostro investimento dovete innanzitutto essere consapevoli delle vostre abitudini di consumo e quindi delle vostre esigenze per procedere poi con l’installazione dell’impianto più adatto a voi con una spesa sostenibile. Regalgrid può essere il vostro fedele alleato in ogni tratto di questo viaggio, in primis permettendovi di conoscere nel dettaglio i vostri consumi grazie al suo SNOCU, e in un secondo momento, ad installazione avvenuta, abilitandovi addirittura come membri di una digital energy community. Solo a questo punto potete agire come attori consapevoli nel mondo della digital energy e richiedere le detrazioni fiscali di cui avete diritto.   Legge di Bilancio 2020: confermate le detrazioni per il fotovoltaico La Legge di Bilancio 2020 del 30/12/2019 proroga Bonus Casa attivi già durante il 2019 in materia di efficienza energetica fino al 31 dicembre 2020. Tra questi troviamo il Bonus Ristrutturazioni, la detrazione fiscale identificata dal DPR 917/86 art. 16.bis, destinata a interventi di restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione della propria abitazione, tra cui sono inclusi gli interventi per il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia. Per l’installazione di impianti solari fotovoltaici in casa, le agevolazioni fiscali previste dalla normativa consistono in una detrazione IRPEF del 50%, che comprendono anche l’eventuale dispositivo di accumulo energetico.   Le condizioni delle detrazioni fiscali per il fotovoltaico Chiunque possieda i requisiti, entro il 31 dicembre 2020 potrà ottenere l’agevolazione fiscale per il fotovoltaico: prima di richiederle è meglio conoscerne requisiti e condizioni. Esiste infatti per i lavori intrapresi in casa un limite massimo di spesa agevolabile pari a 96.000 euro per ogni unità immobiliare (il singolo immobile più tutte le sue pertinenze). Inoltre, il rimborso IRPEF avverrà in 10 anni. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate vi ritornerà la metà dell’importo che avete speso, attraverso una riduzione annua delle tasse. A quanto ammonta il rimborso annuo? Dividete a metà la cifra spesa e poi dividetela per 10; oppure più semplicemente: Detrazione fiscale annua = investimento / 20 A questo si somma anche l’IVA agevolata al 10% sui lavori eseguiti per l’impianto fotovoltaico. Ma vediamo le caratteristiche necessarie per accedere a questa agevolazione statale.   Chi può richiedere il Bonus Ristrutturazioni 2020 per il fotovoltaico In ambito di fonti rinnovabili, ha diritto agli incentivi fiscali chiunque abbia installato a partire dal 1° gennaio 2020: un impianto domestico di pannelli fotovoltaici inferiore ai 20 kW o ampliato un sistema esistente; il sistema di accumulo, a servizio di un impianto domestico non incentivato con Conto Energia. L’agevolazione è rivolta ai privati che hanno sostenuto queste spese di ristrutturazione e che sono soggetti all’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Per fare domanda il richiedente deve soddisfare una delle seguenti condizioni: Essere proprietario dell’immobile residenziale su cui è stato svolto l’intervento Essere titolare di un contratto di locazione o comodato d’uso Essere familiare convivente del proprietario o dell’inquilino Essere convivente more uxorio del proprietario/locatario. È fondamentale sottolineare che i membri di una energy community possono accedere al Bonus Ristrutturazioni per il loro impianto fotovoltaico e/o per il sistema di accumulo.   Le spese detraibili con il Bonus Ristrutturazioni per il fotovoltaico Le spese detraibili sono tutte quelle che vi consentono di avere un impianto fotovoltaico “chiavi in mano”: Acquisto componenti Costo della manodopera per l’installazione Spese di progettazione Spese di perizie, sopralluoghi e autorizzazioni IVA   Come ottenere la detrazione IRPEF per il fotovoltaico Per ottenere le detrazioni del Bonus Casa definite per l’installazione dell’impianto fotovoltaico bisogna dare comunicazione all’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) entro 90 giorni dalla data di fine lavori. Come? Iscrivendosi nel portale per richiedere le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, inserendo i propri dati, i dati dell’immobile (ubicazione, dati catastali, proprietà…) e i dati sul tipo di intervento effettuato. Ecco una breve guida dell’ENEA che vi spiegherà come fare. Successivamente, in sede di dichiarazione dei redditi dovrete consegnare: Ricevute dei pagamenti (avvenuti attraverso bonifico) Fatture di acquisto di beni e materiali per l’impianto Autorizzazioni comunali Dichiarazione del consenso del proprietario   Il fotovoltaico rientra nell’Ecobonus? La risposta è inequivocabile: no. L’Ecobonus viene applicato ai pannelli di tipo solare termico (detti collettori) per la produzione di calore oppure nel caso in cui decideste di collegare una pompa di calore al vostro sistema fotovoltaico. Solo la pompa di calore godrà in quel caso dell’agevolazione fiscale al 65% e vi permetterà di abbattere le vostre spese di condizionamento e riscaldamento. Se desiderate saperne di più e avere le idee chiare, a questo link potete trovare un poster con tutte le agevolazioni dedicate alla vostra casa per il 2020. Essere consapevoli dei propri diritti e delle possibilità legate al fotovoltaico vi renderà membri attivi del mondo dell’energia e delle digital energy community, indipendenti ma coinvolti.
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Innovazione di comunità: il ruolo delle tecnologie
Il ruolo delle tecnologie sarà sempre più cruciale nello sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili Si parla molto delle Comunità Energetiche Rinnovabili, del quadro amministrativo ma poco delle tecnologie necessarie per far funzionare al meglio questi nuovi soggetti energetici. Ne abbiamo parlato con l’Ingegner Davide Spotti, Presidente di Regalgrid Europe, azienda che fornisce anche tecnologie gestionali per queste realtà. Quale ruolo avranno le tecnologie nello sviluppo delle comunità energetiche? «Un ruolo importante soprattutto per noi, che siamo un Technology provider. Con una serie di nuove tecnologie corrediamo il servizio alle comunità energetiche. In questa maniera facciamo dialogare diversi hardware, sensori e quant’altro in molteplici situazioni che si vengono a creare in tempo reale. Quando parliamo di comunità energetica abbiamo una grande varietà di protagonisti in azione che si muovono molto velocemente in termini di consumo, di generazione, d’accumulo, di sbilanciamenti, per cui è fondamentale riuscire a dare, in tempi estremamente rapidi, parliamo di millisecondi, soluzioni a queste problematiche che nascono dalla combinazione di varie situazioni e attori. Dire ciò già non è semplice, ma farlo è molto complesso, per questa ragione si parla esattamente di tecnologie abilitanti. Bisogna far dialogare molti sistemi hardware diversi e questa è la prerogativa di Regalgrid, che non vuole essere dipendente da un’unica configurazione, da un unico costruttore, da un’unica tipologia di inverter o accumulo, pompa di calore o colonnina di ricarica. Dialoghiamo costantemente, a livello tecnologico, con tutte queste realtà, garantendo la sicurezza, delle transazioni, dei dati, per essere sicuri che ciò che si è previsto avvenga sul serio e ciò implica una profonda cono- scenza di tutti i protocolli di comunicazione e di sicurezza. Oltre a ciò usiamo anche la blockchain che è un super notaio cibernetico che congela il valore di ogni transazione secondo parametri internazionali riconosciuti e non alterabili. Tutto ciò dà sia sicurezza, sia anche possibilità di controllo, di verifica, ma soprattutto si tratta di dati inoppugnabili, non manipolabili e quindi intrinsecamente sicuri». Oggi è un momento complesso per chi come voi s’occupa di tecnologie. Come vi muovete? «Vista anche la situazione globale della supply chain che è estremamente problematica e congestionata, a causa dei problemi ben noti, abbiamo deciso di sviluppare una filiera italiana. In Italia si trovano contributi ad altissimo valore aggiunto, delle eccellenze notevoli con cui si riesce a fare squadra e quindi per i nostri SNOCU (energy gateways che gestiscono i nodi Regalgrid) abbiamo sviluppato la nostra elettronica, su nostro progetto, con componentistica e filiera locali customizzandola, mentre prima utilizzavamo un’elettronica generica che doveva far girare dei protocolli necessariamente general purpose con tutte le tematiche e le problematiche che ne derivavano. Così siamo riusciti a creare dei protocolli dedicati, quindi molto più veloci, efficaci ed efficienti e ciò ci ha consentito di svincolarci dalla congestione dei semiconduttori». Lo scenario che si delinea oggi per ciò che riguarda il modello energetico e quello delle fonti distribuite gestite attraverso il “demand and response” è un ostacolo o un’opportunità per le comunità energetiche? «Il ‘demand and response’ è una delle modalità con le quali si esprime la comunità energetica e manifesta il suo valore. Si tratta di una modalità che serve anche alla comunità per confrontarsi con la rete fornendole o incamerando energia. Quest’ultima è una delle modalità, non la principale, ma che è sicuramente importante, soprattutto visti i tempi che corrono. I codici di rete in questo senso sono già stati provati, sperimentati in Italia e quindi la funzionalità ‘demand and response’ è una delle possibilità, anche per consentire alle comunità energetiche di fornire i servizi di rete, cosa che sarà sempre più necessaria con il modello distribuito». Tutto molto interessante ma anche molto complesso. Come fate per comunicare le modalità di utilizzo di queste tecnologie al prosumer che deve usarle a casa? «Grazie per la domanda che sembra semplice e alla quale cerco di dare una risposta altrettanto semplice, perché la tematica è cruciale. Prima di tutto bisogna considerare che i nostri clienti sono molto diversi tra di loro. Noi abbiamo ormai migliaia di nodi installati e altrettanti attori, come i prosumer o anche solo i consumer. Dentro a una comunità energetica c’è chi genera e consuma e anche solo chi consuma, chi ha la convenienza ad aggregarsi a persone che hanno una generazione rinnovabile, godendo dell’autoconsumo collettivo e quindi dei vantaggi che ne derivano. Quindi i clienti finali che hanno bisogno di capire che cosa sta succedendo sono di natura molto diversa. Ci sono gli abitanti di condominio, ci sono i privati nelle loro case con il loro tetto fotovoltaico oppure no, ci sono gli artigiani con i loro capannoni che s’uniscono e che mettono a disposizione dei vicini le falde dei propri capannoni, ci sono gli impianti commerciali e le pubbliche amministrazioni. Gli interlocutori sono molto diversi e hanno necessità simili ma differenti. E non dimentichiamo gli installatori, che sono i veri protagonisti, visto che fanno l’installazione, la configurazione e l’avvio di tutto ciò che necessita per essere connesso e operante in una comunità energetica. Per tutti questi attori Regalgrid ha sviluppato delle vere e proprie App dedicate che mettono a disposizione un corredo d’informazioni convalidate. Così ognuno può accedere e avere la visibilità sulle proprie performance. Un consumatore può vedere quanto consuma nel giorno e quanto sta succedendo a livello di comunità energetica, se è un prosumer, può vedere sia i consumi sia la produzione, può fare delle statistiche di periodo confrontandole con i periodi precedenti. Il vero cuore pulsante di Regalgrid sono i suoi algoritmi e logiche brevettate, che attuano in ogni istante gli scambi energetici che ottimizzano gli obiettivi di ogni singola comunità energetica, ma di tutto ciò l’utente non deve affatto preoccuparsi. Egli infatti ha tutta una serie di strumenti per poter capire come sta andando e soprattutto se può fare meglio. Queste sono tutte informazioni che mettiamo a disposizione e alle quali aggiungiamo tutta una serie di corsi di formazione rivolti alla nostra rete d’imprese con gli installatori certificati e validati. Tutto per trasmettere quante cose si possono fare sulla piattaforma Regalgrid® e quali sono i vantaggi derivanti dalle comunità energetiche. Si tratta di un’attività che secondo me non finirà anche perché la consapevolezza sui vantaggi delle comunità energetiche, gestite attraverso le tecnologie innovative, non è per ora ancora elevata. Oltre a ciò abbiamo sviluppato dei rapporti proprio sull’informazione/formazione con le associazioni di settore, come per esempio l’Anci o CNA Veneto, per comunicare al meglio tutti i vantaggi delle comunità energetiche».
I gruppi di autoconsumo collettivo
La normativa di riferimento Lo scorso 24 gennaio è entrato in vigore il decreto che definisce criteri e modalità per la concessione dei contributi PNRR a sostegno, di AUC e CER. Il Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, si legge sul sito del GSE (Gestore Servizi Energetici), prevede l’erogazione di un contributo a fondo perduto nella misura massima del 40% delle spese ammissibili per le comunità realizzate nei comuni sotto i 5.000 abitanti. L’invio della richiesta di accesso al contributo in conto capitale, appartenente al PNRR, potrà essere effettuato dal beneficiario solo a seguito dell’apertura dello sportello di cui verrà dato avviso. Lo sportello sarà chiuso improrogabilmente il 31 marzo 2025, fatto salvo il preventivo esaurimento delle risorse disponibili pari a 2,2 miliardi euro di cui verrà fornita evidenza attraverso degli appositi contatori online e data notizia tramite pubblicazione sul sito del GSE. L’obiettivo è quello di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt. Il contributo a fondo perduto potrà essere cumulato con la tariffa incentivante entro limiti definiti. Durante il periodo in cui i decreti sono stati fermi a Bruxelles al vaglio della Commissione Europea, diversi condomìni si sono provvisti di impianti fotovoltaici, usufruendo del Super Bonus 110%, la misura di incentivazione edilizia introdotta il 19 maggio 2020 che prevedeva una serie di meccanismi d’agevolazione, come detrazioni e rimborsi per interventi di natura edilizia, con l’obiettivo d’ammodernare costruzioni e infrastrutture migliorandone l’efficienza energetica e al contempo di stimolare e risollevare il settore edile in crisi a causa della pandemia di COVID-19. Il MEF, Ministero dell’economia e delle finanze, ha deciso che non prorogherà una serie di incentivi legati al Super Bonus. Ma coloro i quali già in precedenza hanno approfittato del bonus, installando un impianto fotovoltaico, hanno percorso un primo passo verso l’efficientamento degli edifici condominiali, passaggio fondamentale per la costituzione di un AUC.   Gli impianti fotovoltaici nei gruppi condominiali Costituire un gruppo condominiale in grado di produrre e autoconsumare energia prevede quindi diversi step. Il primo è sicuramente la progettazione ed installazione di un impianto fotovoltaico. Gli impianti che si possono realizzare su un condominio possono essere di tipo centralizzato o distribuito. Un impianto fotovoltaico centralizzato prevede l’installazione di un unico impianto sul tetto condominiale. È il tipo di intervento maggiormente realizzato grazie agli incentivi del Super Bonus 110% e, generalmente, realizzato per ridurre le spese delle utenze comuni dei condòmini. In caso invece di impianto fotovoltaico distribuito, l’impianto fotovoltaico è realizzato singolarmente da tutti i condomini, o anche solo da alcuni. Questa configurazione permette di prevedere nell’AUC come produttori i condòmini che hanno installato il singolo impianto e i restanti come puri consumatori. A questa soluzione si può comunque sommare l’impianto centralizzato.   La raccolta documentale Il passo immediatamente successivo ed estremamente importante è la raccolta documentale per comprendere ed individuare chi saranno i soggetti appartenenti al gruppo AUC. Le tempistiche di questa fase possono variare a seconda delle tipologie abitative presenti, che possono andare privato all’attività commerciale, e dal numero di unità abitative. Oltre alle tipologie abitative c’è poi da tener in conto la diversa natura dei condòmini che possono essere affittuari, proprietari o, anche, comodatari, e di conseguenza è fondamentale individuare correttamente gli intestatari dei POD condominiali. Il POD, point of delivery o punto di fornitura, è il codice di 14 cifre riportato in bolletta, che identifica il punto della fornitura elettrica di un immobile. È proprio questo codice, e il rispettivo intestatario, che aderirà ad un AUC o ad una CER.   Il regolamento per la ripartizione dell’incentivo Il terzo step è relativo alla redazione del regolamento per la ripartizione dell’incentivo, una scrittura privata che getta le basi dell’AUC e che determina la ripartizione dell’incentivo generato in comunità per tutti gli anni a venire. Gli incentivi possono essere distribuiti secondo un criterio scelto dalla comunità. Una prima topologia di ripartizione può essere in proporzioni variabili, per millesimi, per quote equidistribuite. La scelta è liberamente in capo alla comunità, ma, proprio in virtù di questo, redigere un regolamento chiaro e condiviso è un’operazione che necessita una fase di ascolto di tutte le istanze dei partecipanti. Oltre alla ripartizione degli incentivi all’interno del regolamento possono essere redatte anche le regole di ripartizione del RID generato dall’impianto centralizzato, e quindi non solo stabilire le linee guida per la ridistribuzione di incentivi, ma anche eventuali accumuli delle somme generate per far fronte a futuri investimenti per efficientare maggiormente il condominio. Ad esempio, investendo nell’installazione di una pompa di calore per ridurre maggiormente le spese condominiali. Il regolamento è, quindi, un documento molto importante per la pianificazione dell’efficientamento energetico, ma anche per il raggiungimento dei target 2030, normati dalla Direttiva sull’efficienza energetica (EED), che prevedono l’obiettivo comunitario di ridurre consumi di energia di almeno l’11,7% entro il 2030. Come già accennato, i sistemi di comunità energetica prevedono un incentivo ventennale e gli appartenenti possono pensare di prevedere un percorso di efficientamento energetico diluito nel tempo. Questo percorso può partire con la realizzazione di un impianto fotovoltaico che, a fronte di consumi bassi condominiali, permette di avere una produzione energetica elevata da mettere in comunità e quindi generare sia ritiro dedicato, cioè la modalità semplificata a disposizione dei produttori per la commercializzazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete, sia tariffa incentivante in relazione all’energia autoconsumata collettivamente. In questo modo il gruppo AUC può accumulare un credito da poter reinvestire, ad esempio, in pompe di colore o infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici.   Amministratore di condominio Ma chi si occupa della gestione e del coordinamento di gruppo di autoconsumo? Per ogni AUC, così per ogni CER, sarà necessario individuare un soggetto referente che si occupi di coordinare le attività della comunità energetica. La figura che maggiormente si presta a questa funzione è l’amministratore di condominio, ma, in assenza di esso, anche uno dei produttori dell’AUC o il proprietario dell’immobile possono subentrare a tale ruolo. Sarà necessario effettuare un passaggio in assemblea condominiale per nominare il soggetto referente della configurazione.   Tempistiche Per quanto riguarda le tempistiche di costituzione, la realizzazione di un AUC può variare a seconda della potenza dell’impianto fotovoltaico che verrà realizzato e al numero di condòmini coinvolti. Infatti, per impianti fino a 20 kW non c’è obbligo di apertura di officina elettrica, cioè un’officina di produzione di energia elettrica. Quindi già un condominio con una superficie importante, che prevede un impianto maggiore di 20 kW avrà delle tempistiche più lunghe nel costituirsi AUC poiché, oltre alle normali procedure di connessione dell’impianto fotovoltaico, dovrà anche fare denuncia di Officina Elettrica presso l’ufficio dell’Agenzia delle Dogane del territorio competente. In contemporanea all’installazione del o degli impianti fotovoltaici, sarà comunque possibile mettere in atto tutti gli step sopracitati che prevedono la raccolta documentale, la redazione del regolamento per la ripartizione dell’incentivo.    
Accumulare elettroni in comunità: un ruolo centrale
Gli accumuli per le CER sono essenzialmente quelli elettrochimici e sono, tranne casi specifici, di piccole medie dimensioni e localizzati nei pressi delle unità produttive sia per una semplificazione di tipo logistico visto che questa soluzione risolve il problema della predisposizione di locali tecnici di medie dimensioni attrezzati appositamente, sia di carattere energetico poiché così facendo si diminuiscono le perdite di trasmissione. In linea di massima l’utilizzo di un sistema d’accumulo a ridosso di un impianto fotovoltaico di un prosumer viene utilizzato per ottimizzare l’autoconsumo dell’utente singolo e anche in parte per l’interesse del distributore per mitigare lo sbilanciamento della rete, mentre nel caso di una CER il ruolo dell’accumulo cambia. Di sicuro il dimensionamento dei sistemi d’accumulo presenti in una CER deve essere calcolato in base alla potenza installata, e alla capacità di generazione, dei sistemi fotovoltaici nel loro complesso presenti all’interno della CER stessa. L’approccio sopra descritto è chiaramente riferito a una CER composta essenzialmente da un’utenza residenziale, ma le cose possono cambiare se nella CER dovessero esserci soggetti, per così dire, più pesanti quali imprese, manifatturiere o del terziario.   Funzionalità condivise Per quanto riguarda i sistemi d’accumulo, quindi, è possibile specialmente nel caso delle CER scegliere funzionalità più interne che rivolta alla rete, cosa che consente d’ottimizzare, con profitto, il consumo condiviso, aspetto che contribuisce alla riduzione di CO2, ad alleggerire il peso delle perdite di rete, con rischi contenuti circa i sovraccarichi. Si tratta di un approccio che necessita di un controllo evoluto peer to peer (P2P) che è quella più orientato alle CER, rispetto a quello più “classico” orientato alla rete, che è il peer to grid (P2G). In sostanza l’utilizzo dell’accumulo con il P2P ha come punto cardine la condivisione dell’elettricità, mentre il P2G punta sull’ottenimento di una serie di vantaggi per l’utente singolo. Vediamo cosa accade in pratica. Quando un singolo impianto fotovoltaico produce più elettricità di quanto ne consuma l’utente sottostante, l’energia elettrica viene destinata alla carica dell’accumulo, ma è possibile che quest’ultimo ceda a sua volta elettricità ad altri membri della Comunità energetica, con vantaggi per tutti. Ovviamente è necessario un sistema di gestione intelligente che tenga conto di tutti i fattori in gioco, aggregando tutti i dati istante per istante. Il sistema, per esempio, deve essere in grado di gestire una serie d’accumulatori scegliendo quali caricare e scaricare in base alla carica presente in ognuno di essi. Una strategia è quella di caricare i sistemi d’accumulo più vuoti e nel frattempo di svuotare quelli più pieni in modo da mantenere un livello medio a tutti i sistemi d’accumulo condivisi, cosa che consente una maggiore operatività sul fronte dei servizi interni alla comunità, anche in caso di “picchi” di richiesta e una migliore “manutenzione”, che allunga la vita operativa dei sistemi d’accumulo che così lavorano in media all’interno di un range di carica di sicurezza. Oltre a ciò l’ottimizzazione dei sistemi d’accumulo attraverso la gestione “intelligente” consente sia di ricorrere meno alla rete esterna, sia di ridurre in generale la necessità d’installare più capacità d’accumulo per la CER, come dimostrato da un recente studio “Multi-objective battery sizing optimisation for renewable energy communities with distribution-level constraints: A prosumer-driven perspective“ pubblicato su Applied Energy e realizzato da un gruppo di ricercatori e professori dell’Istituto di Energie Rinnovabili in Eurac Research a Bolzano e del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento. Tradotto: l’accumulo necessario al funzionamento ottimale della CER, con un’adeguata razionalizzazione, è ridotto.   Esclusione elettrica I sistemi d’accumulo per loro natura possono essere caricati sia con elettricità prodotta da fonti rinnovabili, sia con quella prelevata dalla rete e il legislatore ha previsto precise regole d’esclusione affinchè quest’ultima non possa essere incentivata quando viene consumata all’interno della CER. Si tratta di esclusioni sia sul fronte dei prelievi, sia su quello delle immissioni verso la rete, per le quali i sistemi d’accumulo devono essere conformi alle norme CEI 0-16 e CEI 0-21 e devono essere gestiti secondo le regole tecniche dl GSE, delibera 741/2014 di ARERA. E oltre a ciò devono essere installati i contatori necessari agli algoritmi per consentire le esclusioni. Stesse regole valgono per l’elettricità prelevata dalle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e reimmessa all’interno della comunità. Una “cautela” che il legislatore ha adottato perché con lo sviluppo della mobilità elettrica sarà sempre più frequente la cessione d’elettricità all’utenza domestica, a sua volta collegata alla CER, da parte dell’autoveicolo. Per cui è ammesso il consumo di elettricità incentivata prodotta dalla CER da parte del veicolo elettrico, ma l’incentivo è escluso quando gli elettroni fanno il percorso inverso in quanto non vi è certezza dell’origine.
Comunità contro la povertà
Nella maggior parte dei casi sono famiglie che, a causa delle precarie condizioni economiche, non dispongono o rinunciano all’utilizzo di elettrodomestici come lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, ecc. Si tratta di una condizione che rende inaccessibili le spese essenziali e l’accumulo di risparmio, con conseguenti preoccupazioni per il futuro.   Meridione colpito Secondo uno studio della CGIA (Confederazione Generale Italiana degli Artigiani) ne è colpito soprattutto il Mezzogiorno, dove si registra una frequenza più elevata di casi di povertà energetica rispetto al resto del Paese che coinvolge tra il 24 e il 36% delle famiglie residenti nell’area. La Campania è tra le Regioni maggiormente colpite: le famiglie che utilizzano saltuariamente luce e gas oscillano tra le 519 mila e le 779 mila. A seguire, la Sicilia e la Calabria, dove le famiglie in condizioni di precarietà energetica oscillano rispettivamente tra 481 mila e 722 e tra 191 mila e 287 mila. Considerando che i numeri pre-pandemia parlavano di 2,2 milioni di famiglie, che la crisi energetica non accenna a diminuire e che tutte le previsioni stimano costi elevati del gas fossile da cui il nostro sistema energetico è fortemente dipendente, nei prossimi anni la povertà energetica rischia di estendersi ancora di più.   Comunità energetiche Per uscire dalla situazione di povertà energetica il primo passo è quello di ridurre, non solo il fabbisogno ma anche, e soprattutto, il costo uscendo dalla forte dipendenza dalle fonti fossili, causa da anni delle bollette elevate, e lo spreco energetico, apportando accorgimenti alla vita di tutti i giorni. A tal proposito, un ruolo di assoluto riguardo lo svolgono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), nuovi soggetti energetici di diritto privato che consentono la produzione e lo scambio di energia tra gli aderenti che, oltre a permettere di ridurre i costi in bolletta, a differenza degli altri sistemi incentivanti già messi in campo come bonus e taglio degli oneri, rendono i cittadini, e soprattutto i consumatori, partecipi e consapevoli.   Scelte innovative Grazie agli incentivi previsti, le CER sono anche in grado di far fare scelte d’innovazione e responsabili, apportando benefici economici, sociali e ambientali strutturali per almeno vent’anni, combattendo giorno per giorno la lotta alla dipendenza da gas naturale, al cambiamento climatico, alla povertà energetica per chi desidera risparmiare in bolletta ed essere anche attento all’ambiente. A dimostrazione di questo enorme potenziale ci sono quelle già operative in Italia, come quella a San Giovanni a Teduccio, a Napoli, dove grazie a un impianto da 50 kWp circa 40 famiglie autoprodurranno e condivideranno energia, in uno dei quartieri tra i più problematici sotto il profilo sociale del Capoluogo campano. Oppure la comunità Residence Cicogna che è stata creata sottoforma di autoconsumo collettivo in un condominio della provincia di Treviso, il cui intervento è stato realizzato dall’azienda Crema Costruzioni, usando la tecnologia Regalgrid® per il monitoraggio e l’ottimizzazione dei flussi energetici. I vantaggi sono così evidenti che tali esperienze si stanno diffondendo in Italia, come è già successo nel resto d’Europa e sono molto spesso legate alla volontà d’intervenire per aiutare le persone. Sono già molte le esperienze europee dove le pubbliche amministrazioni e le imprese “prestano” le loro coperture alle comunità energetiche vicine consentendo risparmi fino a un terzo dell’importo in bolletta, cosa che è estremamente importante per i soggetti più deboli.   Welfare energetico Oltre a ciò, spesso il valore delle Comunità Energetiche Rinnovabili, soprattutto quando si tratta di povertà energetica, non è solo nella possibilità di ridurre i costi in bolletta, ma soprattutto nell’occasione di riscatto sociale che può generare il far parte di una comunità o di apportare il proprio contributo ad una comunità, proporzionalmente alle proprie possibilità. Si tratta, infatti, di realtà che si adattano a tutte le tipologie di territorio, dai piccoli comuni, alle grandi città e dalle aree periferiche ai centri urbani, anche storici, considerando il perimetro più ampio dato dalla cabina primaria con una capacità d’intervento e di penetrazione in grado di non lasciare indietro nessuno.
Le detrazioni fiscali del fotovoltaico
Lo Stato italiano è da tempo attento alla produzione di energia sostenibile per soddisfare gli obiettivi nazionali dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per questo ha previsto un incentivo al fotovoltaico che si configura come un’agevolazione fiscale che aiuti i cittadini ad ammortizzare e ridurre la spesa dell’installazione di un impianto fotovoltaico e sia uno stimolo propositivo nella scelta di passare all’energia da FER (Fonti di Energia Rinnovabile) per i consumi domestici. Questo aiuto fiscale infatti supporta l’acquisto di un impianto fotovoltaico, un investimento che si ripaga nel tempo sia a livello economico sia a livello di impronta di carbonio della vostra casa, grazie al suo ciclo di vita superiore a qualsiasi altro prodotto dell’ingegno umano. Nello specifico, l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulo è un’azione fondamentale per raggiungere l’indipendenza energetica da fonti combustibili fossili, soprattutto se combinata alla partecipazione a una comunità energetica per l’autoconsumo collettivo dell’energia. Ma accedere alle detrazioni fiscali è solo l’ultimo tassello per risparmiare grazie al fotovoltaico. Per massimizzare il rendimento del vostro investimento dovete innanzitutto essere consapevoli delle vostre abitudini di consumo e quindi delle vostre esigenze per procedere poi con l’installazione dell’impianto più adatto a voi con una spesa sostenibile. Regalgrid può essere il vostro fedele alleato in ogni tratto di questo viaggio, in primis permettendovi di conoscere nel dettaglio i vostri consumi grazie al suo SNOCU, e in un secondo momento, ad installazione avvenuta, abilitandovi addirittura come membri di una digital energy community. Solo a questo punto potete agire come attori consapevoli nel mondo della digital energy e richiedere le detrazioni fiscali di cui avete diritto.   Legge di Bilancio 2020: confermate le detrazioni per il fotovoltaico La Legge di Bilancio 2020 del 30/12/2019 proroga Bonus Casa attivi già durante il 2019 in materia di efficienza energetica fino al 31 dicembre 2020. Tra questi troviamo il Bonus Ristrutturazioni, la detrazione fiscale identificata dal DPR 917/86 art. 16.bis, destinata a interventi di restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione della propria abitazione, tra cui sono inclusi gli interventi per il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia. Per l’installazione di impianti solari fotovoltaici in casa, le agevolazioni fiscali previste dalla normativa consistono in una detrazione IRPEF del 50%, che comprendono anche l’eventuale dispositivo di accumulo energetico.   Le condizioni delle detrazioni fiscali per il fotovoltaico Chiunque possieda i requisiti, entro il 31 dicembre 2020 potrà ottenere l’agevolazione fiscale per il fotovoltaico: prima di richiederle è meglio conoscerne requisiti e condizioni. Esiste infatti per i lavori intrapresi in casa un limite massimo di spesa agevolabile pari a 96.000 euro per ogni unità immobiliare (il singolo immobile più tutte le sue pertinenze). Inoltre, il rimborso IRPEF avverrà in 10 anni. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate vi ritornerà la metà dell’importo che avete speso, attraverso una riduzione annua delle tasse. A quanto ammonta il rimborso annuo? Dividete a metà la cifra spesa e poi dividetela per 10; oppure più semplicemente: Detrazione fiscale annua = investimento / 20 A questo si somma anche l’IVA agevolata al 10% sui lavori eseguiti per l’impianto fotovoltaico. Ma vediamo le caratteristiche necessarie per accedere a questa agevolazione statale.   Chi può richiedere il Bonus Ristrutturazioni 2020 per il fotovoltaico In ambito di fonti rinnovabili, ha diritto agli incentivi fiscali chiunque abbia installato a partire dal 1° gennaio 2020: un impianto domestico di pannelli fotovoltaici inferiore ai 20 kW o ampliato un sistema esistente; il sistema di accumulo, a servizio di un impianto domestico non incentivato con Conto Energia. L’agevolazione è rivolta ai privati che hanno sostenuto queste spese di ristrutturazione e che sono soggetti all’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Per fare domanda il richiedente deve soddisfare una delle seguenti condizioni: Essere proprietario dell’immobile residenziale su cui è stato svolto l’intervento Essere titolare di un contratto di locazione o comodato d’uso Essere familiare convivente del proprietario o dell’inquilino Essere convivente more uxorio del proprietario/locatario. È fondamentale sottolineare che i membri di una energy community possono accedere al Bonus Ristrutturazioni per il loro impianto fotovoltaico e/o per il sistema di accumulo.   Le spese detraibili con il Bonus Ristrutturazioni per il fotovoltaico Le spese detraibili sono tutte quelle che vi consentono di avere un impianto fotovoltaico “chiavi in mano”: Acquisto componenti Costo della manodopera per l’installazione Spese di progettazione Spese di perizie, sopralluoghi e autorizzazioni IVA   Come ottenere la detrazione IRPEF per il fotovoltaico Per ottenere le detrazioni del Bonus Casa definite per l’installazione dell’impianto fotovoltaico bisogna dare comunicazione all’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) entro 90 giorni dalla data di fine lavori. Come? Iscrivendosi nel portale per richiedere le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, inserendo i propri dati, i dati dell’immobile (ubicazione, dati catastali, proprietà…) e i dati sul tipo di intervento effettuato. Ecco una breve guida dell’ENEA che vi spiegherà come fare. Successivamente, in sede di dichiarazione dei redditi dovrete consegnare: Ricevute dei pagamenti (avvenuti attraverso bonifico) Fatture di acquisto di beni e materiali per l’impianto Autorizzazioni comunali Dichiarazione del consenso del proprietario   Il fotovoltaico rientra nell’Ecobonus? La risposta è inequivocabile: no. L’Ecobonus viene applicato ai pannelli di tipo solare termico (detti collettori) per la produzione di calore oppure nel caso in cui decideste di collegare una pompa di calore al vostro sistema fotovoltaico. Solo la pompa di calore godrà in quel caso dell’agevolazione fiscale al 65% e vi permetterà di abbattere le vostre spese di condizionamento e riscaldamento. Se desiderate saperne di più e avere le idee chiare, a questo link potete trovare un poster con tutte le agevolazioni dedicate alla vostra casa per il 2020. Essere consapevoli dei propri diritti e delle possibilità legate al fotovoltaico vi renderà membri attivi del mondo dell’energia e delle digital energy community, indipendenti ma coinvolti.
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