3 Novembre 2022
Accumulare elettroni in comunità: un ruolo centrale
Gli accumuli per le CER sono essenzialmente quelli elettrochimici e sono, tranne casi specifici, di piccole medie dimensioni e localizzati nei pressi delle unità produttive sia per una semplificazione di tipo logistico visto che questa soluzione risolve il problema della predisposizione di locali tecnici di medie dimensioni attrezzati appositamente, sia di carattere energetico poiché così facendo si diminuiscono le perdite di trasmissione. In linea di massima l’utilizzo di un sistema d’accumulo a ridosso di un impianto fotovoltaico di un prosumer viene utilizzato per ottimizzare l’autoconsumo dell’utente singolo e anche in parte per l’interesse del distributore per mitigare lo sbilanciamento della rete, mentre nel caso di una CER il ruolo dell’accumulo cambia. Di sicuro il dimensionamento dei sistemi d’accumulo presenti in una CER deve essere calcolato in base alla potenza installata, e alla capacità di generazione, dei sistemi fotovoltaici nel loro complesso presenti all’interno della CER stessa. L’approccio sopra descritto è chiaramente riferito a una CER composta essenzialmente da un’utenza residenziale, ma le cose possono cambiare se nella CER dovessero esserci soggetti, per così dire, più pesanti quali imprese, manifatturiere o del terziario.
Funzionalità condivise
Per quanto riguarda i sistemi d’accumulo, quindi, è possibile specialmente nel caso delle CER scegliere funzionalità più interne che rivolta alla rete, cosa che consente d’ottimizzare, con profitto, il consumo condiviso, aspetto che contribuisce alla riduzione di CO2, ad alleggerire il peso delle perdite di rete, con rischi contenuti circa i sovraccarichi. Si tratta di un approccio che necessita di un controllo evoluto peer to peer (P2P) che è quella più orientato alle CER, rispetto a quello più “classico” orientato alla rete, che è il peer to grid (P2G).
In sostanza l’utilizzo dell’accumulo con il P2P ha come punto cardine la condivisione dell’elettricità, mentre il P2G punta sull’ottenimento di una serie di vantaggi per l’utente singolo. Vediamo cosa accade in pratica. Quando un singolo impianto fotovoltaico produce più elettricità di quanto ne consuma l’utente sottostante, l’energia elettrica viene destinata alla carica dell’accumulo, ma è possibile che quest’ultimo ceda a sua volta elettricità ad altri membri della Comunità energetica, con vantaggi per tutti. Ovviamente è necessario un sistema di gestione intelligente che tenga conto di tutti i fattori in gioco, aggregando tutti i dati istante per istante. Il sistema, per esempio, deve essere in grado di gestire una serie d’accumulatori scegliendo quali caricare e scaricare in base alla carica presente in ognuno di essi. Una strategia è quella di caricare i sistemi d’accumulo più vuoti e nel frattempo di svuotare quelli più pieni in modo da mantenere un livello medio a tutti i sistemi d’accumulo condivisi, cosa che consente una maggiore operatività sul fronte dei servizi interni alla comunità, anche in caso di “picchi” di richiesta e una migliore “manutenzione”, che allunga la vita operativa dei sistemi d’accumulo che così lavorano in media all’interno di un range di carica di sicurezza. Oltre a ciò l’ottimizzazione dei sistemi d’accumulo attraverso la gestione “intelligente” consente sia di ricorrere meno alla rete esterna, sia di ridurre in generale la necessità d’installare più capacità d’accumulo per la CER, come dimostrato da un recente studio “Multi-objective battery sizing optimisation for renewable energy communities with distribution-level constraints: A prosumer-driven perspective“ pubblicato su Applied Energy e realizzato da un gruppo di ricercatori e professori dell’Istituto di Energie Rinnovabili in Eurac Research a Bolzano e del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento.
Tradotto: l’accumulo necessario al funzionamento ottimale della CER, con un’adeguata razionalizzazione, è ridotto.
Esclusione elettrica
I sistemi d’accumulo per loro natura possono essere caricati sia con elettricità prodotta da fonti rinnovabili, sia con quella prelevata dalla rete e il legislatore ha previsto precise regole d’esclusione affinchè quest’ultima non possa essere incentivata quando viene consumata all’interno della CER. Si tratta di esclusioni sia sul fronte dei prelievi, sia su quello delle immissioni verso la rete, per le quali i sistemi d’accumulo devono essere conformi alle norme CEI 0-16 e CEI 0-21 e devono essere gestiti secondo le regole tecniche dl GSE, delibera 741/2014 di ARERA. E oltre a ciò devono essere installati i contatori necessari agli algoritmi per consentire le esclusioni. Stesse regole valgono per l’elettricità prelevata dalle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici e reimmessa all’interno della comunità. Una “cautela” che il legislatore ha adottato perché con lo sviluppo della mobilità elettrica sarà sempre più frequente la cessione d’elettricità all’utenza domestica, a sua volta collegata alla CER, da parte dell’autoveicolo. Per cui è ammesso il consumo di elettricità incentivata prodotta dalla CER da parte del veicolo elettrico, ma l’incentivo è escluso quando gli elettroni fanno il percorso inverso in quanto non vi è certezza dell’origine.
10 Giugno 2021
Mini guida step-by-step per effettuare un allaccio luce per la tua casa
In entrambi i casi, si tratta di un’operazione molto semplice, a patto di sapere:
A chi fare richiesta
I dati che dovrai fornire
I documenti necessari
Le tempistiche e i costi
A chi richiedere l’allaccio luce
L’allaccio luce deve essere richiesto al gestore a cui deciderai di affidarti per la tua offerta energia elettrica. Puoi farlo con queste modalità:
Contattando il servizio clienti al numero verde predisposto dal fornitore
Andando fisicamente in un suo negozio e interagendo con un addetto – Normalmente, trovi la lista di tutti i negozi fisici nei vari siti ufficiali delle società di fornitura
Collegandoti al sito web ufficiale dell’azienda – Qui potrai scaricare il modulo apposito, compilarlo in tutti i suoi campi e inoltrarlo alla società attraverso posta, PEC o fax
I dati richiesti per l’allaccio luce
I dati che dovrai fornire in fase di richiesta sono:
Le tue informazioni personali, come nome e cognome, codice fiscale, numero di telefono e e-mail
I dati identificativi della tua azienda, se stai richiedendo l’allaccio per un’offerta business
Le informazioni catastali sull’immobile
Il contratto che attesta il tuo possesso dell’immobile
La potenza e la tensione di cui avrai bisogno per la tua fornitura
Il codice IBAN, se deciderai di pagare le bollette direttamente con l’addebito bancario automatico
I documenti necessari per l’allaccio luce
Oltre ai dati, sarà necessario presentare alcuni documenti. In particolare:
Il modulo di adesione – Si tratta di un foglio che riceverai dopo aver fatto richiesta di allaccio.
La Dichiarazione Regime Salvaguardia – È un modulo richiesto solo nel caso in cui l’immobile sia aziendale e non destinato a un uso privato e domestico.
Una copia del tuo documento d’identità in corso di validità.
Le tempistiche e i costi dell’allaccio luce
I tempi necessari per portare a termine l’allaccio luce sono di 12 giorni lavorativi. Infatti, il fornitore a cui farai richiesta avrà a disposizione 2 giorni per trasmetterla al distributore locale. Quest’ultimo dovrà poi attivare il tuo contatore in un tempo massimo di 5 giorni. A questo punto, il contatore elettronico sarà utilizzabile entro altri 7 giorni.
Tuttavia, l’operazione non è gratuita e ti sarà richiesto il pagamento di:
27,59€ di oneri amministrativi
23€ di contributo fisso
16€ di imposta di bollo
Inoltre, potrai dover pagare anche un deposito cauzionale. Per questa voce, ogni operatore ha piena libertà di scelta. Quindi il suo valore varia da azienda ad azienda, ma può anche non essere previsto. Tuttavia, la tendenza è a inserirlo sempre, tranne nel caso in cui il pagamento delle bollette avvenga tramite conto corrente bancario. In questo caso, rilasciare l’IBAN viene considerato come garanzia sufficiente.
Se vuoi rimanere sempre aggiornato in materia di energia elettrica, a questo link trovi il sito ufficiale di ARERA.
14 Aprile 2020
Scambio sul posto: quali sono le alternative più convenienti?
Lo scambio sul posto è un servizio del Gestore del Servizio Elettrico (GSE) che permette di immettere nel sistema elettrico l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico e non autoconsumata ottenendo una compensazione economica tra l’energia immessa e quella prelevata dalla rete nazionale.
Ma è davvero conveniente? Ci sono altre soluzioni più efficienti per aumentare il rendimento del vostro impianto fotovoltaico? Prendiamo in considerazione diversi aspetti per capire qual è la soluzione migliore.
Il contributo economico dello scambio sul posto
Un aspetto fondamentale per valutare la convenienza dello scambio sul posto è quello economico.
Il primo punto da chiarire è che l’energia prelevata dalla rete viene regolarmente pagata in bolletta. Questo comporta un esborso bimestrale, in attesa del rimborso dell’energia immessa.
La compensazione economica per l’energia immessa si chiama contributo in conto scambio e viene erogata annualmente in due soluzioni, acconto e conguaglio, una ogni sei mesi, a fronte di una misurazione mensile dei kWh immessi.
Già da queste brevi riflessioni è evidente che sia più conveniente la scelta dell’autoconsumo individuale e collettivo, a maggior ragione con l’ausilio di sistema di accumulo, perché garantiscono dei risparmi immediati e notevoli visibili nelle bollette.
Ma vediamo nel dettaglio come viene conteggiato il contributo. La formula precisa è:
CS = min [OE; CEI] + CUSF * ES
Entrando nel dettaglio:
Contributo in conto scambio (CS)
L’Onere dell’Energia prelevata (OE) è il corrispettivo economico attribuito ai kWh prelevati moltiplicati per il Prezzo Unico Nazionale, rilevato sulla borsa elettrica italiana;
Il Controvalore dell’energia immessa (CEI) è il valore economico dell’energia immessa, calcolato però in base all’orario di immissione e alla zona di riferimento, cioè moltiplicando i kWh immessi al prezzo zonale orario.
Il Corrispettivo Unitario di scambio forfetario (CUSF) è un valore in euro che identifica gli oneri di sistema e i costi di rete pagati in bolletta. Questo valore permette il rimborso di una parte degli oneri già pagati.
L’Energia scambiata (ES) corrisponde all’ammontare di Kwh più basso tra energia immessa ed energia scambiata.
In altre parole: l’energia scambiata viene moltiplicata per i costi di sistema; il prodotto ricavato è una cifra in euro che viene sommata al valore economico minimo tra energia immessa e prelevata.
Tutti questi dati e formule servono ad aumentare la consapevolezza del valore che viene dato a questa compensazione energetica e quindi di riflesso alla vostra energia pulita. Il contributo in conto scambio è circa dal 30 al 40% più basso della somma delle vostre bollette e dell’energia che avete venduto al Gestore, proprio perché viene esclusa buona parte di oneri e imposte, senza contare che i prezzi su cui si basano questi calcoli sono imposti dal Gestore.
Quindi, oltre a dover pagare la bolletta ogni due mesi, riceverete solo a fine anno un contributo economico più basso dell’esborso effettivo che avrete sostenuto nel corso di 12 mesi.
L’autoconsumo invece vi permette in primo luogo di non spendere soldi per l’energia che consumate, soprattutto se siete dotati di un impianto con sistema di accumulo. Questa soluzione vi permette infatti di aumentare il vostro autoconsumo istantaneo in media fino al 70%, ma anche del 100% in certi periodi dell’anno.
Ma soprattutto, l’autoconsumo collettivo vi consente di pagare l’energia che ricevete dagli altri membri della vostra Energy Community a prezzi concorrenziali, onesti ed equi, perché lo scopo delle comunità energetiche non è il profitto, ma un beneficio collettivo ambientale, sociale ed economico.
Spreco energetico dell’SSP
Il Gestore definisce lo scambio sul posto come una forma di autoconsumo non istantaneo, come se steste accedendo a una batteria di accumulo virtuale. Ma in realtà l’energia tradizionale acquistata dalla rete raggiunge le vostre case percorrendo grandi distanze, con dispersioni e quindi sprechi energetici durante il trasporto.
Analogamente, l’energia riversata in rete non ha già una destinazione d’uso, ma viene conservata in movimento nella rete, con uno spreco maggiore rispetto all’autoconsumo istantaneo. Quindi che l’energia sia in entrata o in uscita dalla rete di distribuzione elettrica lo spreco sarà sempre maggiore rispetto a un’energia prodotta e consumata a km 0.
Anche nel caso dell’autoconsumo collettivo delle comunità energetiche, la dispersione energetica è minima perché l’autoconsumo è istantaneo anche se differito: lo scambio di energia con altri privati in una rete intelligente (smart grid) è possibile grazie ai diversi profili energetici dei partecipanti all’Energy Community, che permettono un bilanciamento dei consumi in tempo reale e l’abbattimento della dispersione energetica. Senza contare che lo scambio avviene sempre all’interno dell’area della stessa cabina di trasformazione della tensione, quindi in un raggio ristretto che conferma l’assenza di spreco.
Per saperne di più sul risparmio energetico di un impianto fotovoltaico vi consigliamo questo approfondimento.
La fonte dell’energia consumata attraverso scambio sul posto
Qual è la fonte dell’energia che prelevate dal GSE in caso di accordo per scambio sul posto?
Il Gestore non vi permette di gestire la vostra energia in modo autonomo e libero: lo scambio sul posto non vi garantisce assolutamente il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili, come quella prodotta dal vostro impianto, o che prelevereste da una Energy Community. Con tutta probabilità l’energia che preleverete dalla rete proverrà da fonti tradizionali, materie prime non eco-sostenibili nel lungo, o medio, termine.
Le alternative più convenienti
Quale sia l’alternativa più conveniente oramai risulta evidente.
La scelta che può rivoluzionare davvero la vostra spesa energetica, sia in termini di consumo che economici, è abbinare l’installazione di un impianto fotovoltaico con accumulo all’adesione a una Energy Community. Questo vi garantirà di massimizzare il valore dell’energia immessa in rete e di non rimanerne mai sprovvisti, grazie all’autoconsumo istantaneo collettivo.
La partecipazione alle comunità energetiche risulta conveniente anche a chi non ha (ancora) un impianto fotovoltaico: potete decidere di acquistare il solo sistema di accumulo e partecipare alla comunità attraverso l’acquisto e l’accumulo dell’energia come “storer”, oppure potete semplicemente essere consumer e acquistare energia dai membri produttori (prosumer) contribuendo a massimizzare l’autoconsumo collettivo. Qualsiasi sia la vostra scelta, finalmente consumerete energia pulita, senza sprechi di energia, e con un reale risparmio economico.
8 Aprile 2020
Smart grid: cosa sono e come migliorano il risparmio energetico
Una smart grid è letteralmente una “rete elettrica intelligente”. La sua prima caratteristica è infatti la capacità di raccogliere informazioni in autonomia relativamente alle variazioni delle condizioni operative e di parametri quali ad esempio tensione e consumi relativi i diversi nodi collegati dalla rete. Questo è possibile grazie all’utilizzo di tecnologie digitali all’avanguardia, che non solo permettono alla rete di raccogliere informazioni, ma anche di elaborarle e di reagirvi di conseguenza tramite la distribuzione dell’energia elettrica tra i diversi nodi collegati.
È proprio questa, infatti, la seconda caratteristica di una smart grid: la facoltà di ridistribuire autonomamente l’energia elettrica tra i diversi nodi collegati a seconda delle necessità. I vantaggi derivanti da una soluzione di questo tipo sono lampanti: la gestione delle risorse diventa immediatamente più efficiente e ottimizzata, perché la rete è in grado di prevenire sovraccarichi, variazioni della tensione elettrica ed eventuali interruzioni della fornitura, riducendo il carico energetico quando necessario.
Le smart grid e le energie rinnovabili
La gestione intelligente dell’energia con le smart grid diventa imprescindibile con la diffusione della green energy, che spesso necessita di accorgimenti particolari per ottenere una corretta gestione delle risorse ed evitare l’inutile dispersione di energia.
Basti pensare ai pannelli solari, ormai piuttosto diffusi anche in Italia, e al loro funzionamento: la produzione di energia elettrica, dipende dalla presenza e dall’intensità del sole. Durante le giornate molto soleggiate, i pannelli solari rendono al massimo delle loro capacità per quanto riguarda la generazione di energia. Quando le giornate sono nuvolose, questa capacità si riduce, mentre di notte la produzione di energia elettrica da parte dei pannelli è completamente azzerata.
È chiaro che ci sono dunque dei momenti in cui i pannelli producono più energia di quanto necessaria e momenti in cui la produzione è completamente azzerata: un bilanciamento della situazione è indispensabile per evitare sprechi energetici e avere sempre a disposizione la giusta quantità di energia per alimentare la propria casa o attività. È proprio qui che entra in gioco la smart grid, che aiuta ad allocare correttamente l’energia prodotta in eccesso o in difetto.
Dall’energia centralizzata all’energia distribuita
Per comprendere pienamente le potenzialità di una smart grid è necessario conoscere la differenza tra una rete centralizzata e una rete decentralizzata. Tradizionalmente, l’energia elettrica viene prodotta dalle centrali – che possono utilizzare fonti fossili o rinnovabili – e viene poi distribuita tramite tralicci, centraline e cavi su tutto il territorio nazionale. Il flusso della corrente è unidirezionale, a senso unico: l’energia si sposta, infatti, dalla centrale verso i nodi periferici, e non viceversa, dando vita appunto a una “rete centralizzata”. In questo caso, la produzione di elettricità va pianificata in anticipo e si riversa continuamente sui consumatori (“dispatchment”), in una certa misura a prescindere dal loro effettivo fabbisogno energetico e dai loro consumi. Un sistema di questo tipo genera indiscutibilmente degli sprechi: dove va a finire l’energia elettrica prodotta dalle centrali e non consumata dai destinatari nelle loro abitazioni? Per semplicità, possiamo dire che andrà di fatto a disperdersi all’interno della rete, talvolta percorrendo anche notevoli tratte -e quindi con conseguenti perdite- senza alcuna possibilità di essere recuperata in un secondo momento.
Dal consumatore passivo al Prosumer
Il sistema tradizionale di gestione dell’energia mette in luce il fatto che tra produttore e consumatore non ci sia un rapporto di scambio, in quanto il flusso della distribuzione dell’energia è unicamente unidirezionale a cascata.
Totalmente opposta, invece, la questione della rete decentralizzata, soluzione implementabile solo quando la rete viene gestita in modo intelligente grazie all’impiego di una smart grid dotata di opportuni sensori e strumenti, ma soprattutto di algoritmi attuati da una intelligenza artificiale. Si parla in questo caso di mercato decentralizzato perché non ci sarà più solamente la grande centrale a rifornire i consumatori di energia, ma anche i singoli cittadini e le famiglie saranno a loro volta dei piccoli produttori di energia, grazie ai loro pannelli solari e alle possibilità di accumulo e redistribuzione dell’energia garantite dalle smart grid.
È in questo modo che l’energia inizia a essere davvero scambiata tra i diversi soggetti: quando è il consumatore stesso a generarla, può immetterla nella rete e renderla disponibile a terzi, trasformandosi da consumatore “passivo” a soggetto “attivo”, in grado di partecipare in prima persona al sistema di generazione, accumulo e distribuzione dell’energia. Ecco che nasce allora un nuovo attore: il “prosumer”, termine inglese coniato dall’unione di “produttore” e “consumatore”, che identifica perfettamente il ruolo di questa neonata figura ibrida. Un ulteriore neologismo si sta affacciando oggi alla ribalta: il “proconstomer”, cioè colui che è in grado sia di PROdurre, CONsumare e anche accumulare (STOrer). Queste figure sono protagonisti attivi all’interno delle smart grids. Ma anche il puro consumer può svolgere un ruolo se più consapevole dei propri consumi (e sprechi) e soprattutto di quando sia più conveniente consumare.
In conclusione, quali sono i vantaggi delle smart grid?
I vantaggi della smart grid sono a questo punto facilmente immaginabili. Pensando al singolo individuo, sicuramente il primo benefit da evidenziare è la diminuzione del costo dell’energia, che cala in modo esponenziale sia per effetto di una minore quantità di energia prelevata dalla rete esterna, in caso di generazione e accumulo domestico, sia grazie allo scambio attivato all’interno delle reti locali, con minori perdite di trasporto e maggiore facilità di despatchment.
Più risparmio, e più efficienza energetica per i singoli individui, ma c’è di più: anche l’ambiente ci guadagna, visto che le smart grids sono fondamentali per una maggiore diffusione dell’impiego di energie rinnovabili, che per definizione sono più difficilmente programmabili e in tempi come questi è più che mai fondamentale preoccuparsi della salvaguardia ambientale e dell’apporto che possiamo fornire a questa causa con le piccole scelte che prendiamo ogni giorno.
Un sistema decentralizzato e distribuito basato sulla gestione efficiente di produzione e distribuzione dell’energia proveniente da fonti rinnovabili impatta meno sull’ambiente: gli sprechi di risorse saranno infatti minori, così come le dannose emissioni di CO2.
E provate a pensare a tutto ciò in grande. Non è raro oggi osservare pannelli fotovoltaici sui tetti delle case che ci circondano: ma provate per un secondo a immaginare un futuro in cui tutti i palazzi saranno interamente ricoperti di pannelli, anche sulle pareti. E provate a immaginare un futuro in cui ogni palazzo sarà perfettamente integrato in una rete di cui fanno parte anche tutti i cittadini: una rete in cui tutti potranno immettere e ricevere energia pulita, senza più sprechi, in un circolo virtuoso che interessa tutti. Soprattutto l’ambiente.
16 Dicembre 2019
Isolamento termico: cos’è e quali materiali impiegare
L’isolamento termico è fondamentale per la salute della propria casa: garantisce comfort, conservando una temperatura adeguata e incide positivamente sul risparmio energetico ed economico legato al riscaldamento domestico, eliminando sprechi dovuti ai ponti termici, i cosiddetti punti freddi di una casa.
L’isolamento termico, o coibentazione, consiste nel posizionamento di una superficie isolante sulle pareti esterne, e talvolta anche interne, dell’edificio. Se lo strato isolante è posizionato all’esterno dei muri si può parlare di un vero e proprio cappotto termico che protegge la casa dalla temperatura esterna. L’isolante può essere posizionato in fase di costruzione, in cavità o come strato intermedio del muro, oppure come contro-parete o contro-soffitto, tutte soluzioni che evitano dispersioni di calore.
Come riconoscere un materiale isolante
Ci sono diversi fattori che determinano il grado di isolamento di un materiale e che quindi incidono nella scelta.
1 – Il primo è la conducibilità termica: più un materiale conduce il calore, meno è isolante. Un materiale si definisce isolante se la sua conducibilità è inferiore a 0,14 W/mK (watt su metro kelvin).
2 – Il secondo fattore rilevante è lo sfasamento termico, ossia il tempo che impiega il calore per attraversare l’isolante. In questo caso il valore deve essere elevato perché significa che il calore impiega molto tempo per attraversare la parete. Minore è la conducibilità termica e maggiore sarà lo sfasamento termico.
3 – Un terzo fattore rilevante è la resistenza di diffusione al vapore, cioè il potere traspirante del materiale isolante: più basso è questo valore, più il materiale è traspirante. Questa caratteristica migliora l’isolamento perché evita la formazione di condensa, nemica della proprietà isolante dell’aria.
Altre caratteristiche importanti sono la resistenza al fuoco, che riduce la propagazione in caso di incendio, la durabilità, cioè la resistenza alla muffa, e la tossicità.
Queste caratteristiche vanno sempre considerate in relazione alle esigenze specifiche della casa, in particolar modo alle caratteristiche della zona climatica, allo spazio utilizzabile per l’isolamento e alla disponibilità economica.
I vari tipi di materiali isolanti
I vari materiali isolanti possono essere naturali o sintetici. Quelli naturali si distinguono per l’origine, di tipo vegetale/animale o minerale. Nei primi ritroviamo la fibra di legno o di canapa, il sughero, la lana e il lino. Questi materiali naturali hanno un elevato potere isolante sia termico che acustico, sono traspiranti e durevoli, hanno un buon livello di sfasamento termico e, soprattutto, sono riciclabili, biodegradabili e atossici. Per questo sono adatti a pareti e cappotti interni, controsoffitti e solai. Viste le alte prestazioni per tutte le caratteristiche chiave sono i materiali più costosi e talvolta più difficili da posare.
Tra i materiali minerali troviamo la lana di vetro, la lana di roccia, l’argilla e la perlite espanse. Essendo naturali, sono anche rinnovabili e riciclabili; in aggiunta sono durevoli e ignifughi e resistono alla muffa. Sono spesso utilizzati per isolamento a cappotto, coperture ventilate e sottopavimenti.
Gli isolanti sintetici sono materiali chimici derivanti dalla lavorazione del petrolio. Alcuni esempi sono l’EPS (polistirene espanso sinterizzato), il poliuretano espanso e la fibra di poliestere. Sono ottimi isolanti esterni, molto convenienti a livello economico, facili da posare e resistenti ad acqua e umidità. Per le intercapedini vengono usati in schiuma, mentre per pareti e solai si usano in forma di pannelli isolanti.
Quali sono gli isolanti migliori per conducibilità termica? Il migliore è l’aerogel, un materiale soffice composto da aria e silicio, ed è prodotto in materassini; ha una conducibilità del 0,014 W/mK. Seguono poi il calcestruzzo aerato autoclavato (0,043 W/mK), un materiale naturale minerale, la fibra di legno e quella di canapa (0,038/0,043 W/mK), entrambi naturali organici, e lana di roccia e di vetro.
Pannelli solari: un aiuto inaspettato per l’isolamento del tetto
Le proprietà e l’origine dei vari tipi di isolanti configurano un buon range di soluzioni tra cui individuare la soluzione più adatta alle proprie esigenze, considerando anche i fattori economici.
Se state facendo una scelta green, iniziata per esempio con l’installazione di un sistema di pannelli fotovoltaici, avete scoperto che i materiali isolanti naturali, soprattutto quelli organici, sono più vicini all’ambiente e adatti anche a un uso interno all’abitazione, a contatto diretto con le persone che ci vivono.
Ma forse non sapevate che i pannelli fotovoltaici stessi fungono da isolamento termico esterno per il tetto e contribuiscono a ottimizzare il consumo di calore.
Lo studio condotto dal team di lavoro di Jan Kleissl, della Jacobs School of Engineering dell’Università della California, ha dimostrato come la natura assorbente dei pannelli li renda dei buoni isolanti, impedendo ai raggi solari di raggiungere direttamente il tetto, e garantendo così una temperatura più bassa (quasi del 38%) rispetto a un tetto esposto. La copertura di pannelli solari fornisce un aiuto anche in inverno, rilasciando di notte il calore residuo dell’attività giornaliera.
Combinando un impianto fotovoltaico con un buon sistema di isolamento non solo ridurrete lo spreco termico della casa e ottimizzerete i consumi, ma aiuterete anche l’ambiente, diminuendo le vostre emissioni di CO2.
2 Dicembre 2019
Risparmio energetico con il fotovoltaico
L’installazione di impianti fotovoltaici per produrre energia elettrica è una scelta sempre più gettonata. L’aumentata sensibilità nei confronti delle questioni ambientali rappresenta certamente una leva importante nella selezione dei pannelli fotovoltaici per la fornitura energetica a casa o in condominio, oltre alla comprovata affidabilità del sistema.
C’è però anche una questione economica da considerare: l’installazione di pannelli fotovoltaici permette infatti di ridurre le bollette della luce in modo importante.
Vediamo tutti i dettagli del risparmio fotovoltaico e i motivi a favore del fotovoltaico per la vostra fornitura elettrica.
Autoconsumo: la scelta vincente per il risparmio in bolletta
Installare un impianto fotovoltaico sul tetto della vostra casa o di un condominio diventa una scelta particolarmente conveniente quando i pannelli solari fotovoltaici sono in grado di sopperire alla produzione dell’energia elettrica necessaria al fabbisogno domestico.
L’autoconsumo presenta infatti diversi vantaggi in termini di risparmio economico. Producendo da sé l’energia elettrica si risparmierà, innanzitutto, sul costo dei consumi: ogni kilowattora richiesto al fornitore di energia elettrica ha un costo, in cui sono inclusi anche tasse e oneri di sistema. Con un impianto fotovoltaico di dimensioni adeguate al fabbisogno domestico, la quantità di energia prelevata dalla rete di distribuzione verrà ridotta, favorendo un taglio netto alla bolletta.
Certo, inizialmente bisogna far fronte a un investimento iniziale (oggi molto inferiore a qualche anno fa), ma che verrà ripagato in un tempo ragionevole da un grande risparmio in termini di energia.
Facendo un esempio concreto, una famiglia di 3 persone che vive in un’abitazione di dimensioni medie potrà scegliere un impianto fotovoltaico da 3kWp per ottenere una fornitura efficiente. L’acquisto di un sistema di pannelli solari di questo tipo comporta una spesa iniziale che si aggira tra i 5.000 e gli 8.000 euro, ai quali si aggiungeranno circa 2.000 euro di manutenzione, da distribuire però nel corso della vita dei pannelli: 25 anni. A pensarci bene, l’investimento iniziale non è poi così alto, pensando che il costo verrà ammortizzato in almeno un quarto di secolo.
Inoltre il costo dell’energia prodotta con il fotovoltaico è molto più conveniente. I prezzi lordi per kilowattora di energia elettrica tradizionale proposti dagli operatori sul mercato libero oscillano mediamente tra i 0,19 e i 0,27 €/kWh. Quelli riconducibili al fotovoltaico e all’autoconsumo vanno dai 0,12 ai 0,16 €/kWh.
Reimmettere l’energia nella rete centralizzata è davvero una scelta conveniente?
Un impianto fotovoltaico installato sul tetto di casa è in grado di produrre quantità di energia diverse a seconda di diversi fattori, alcuni dei quali intrinsechi, come le dimensioni e la tecnologia dei pannelli e la latitudine a cui ci troviamo.
La produzione di energia elettrica con un sistema fotovoltaico dipende inoltre dalla giornata: il sistema funziona a pieno regime durante le giornate limpide e particolarmente soleggiate, mentre sarà più faticoso produrre elettricità sfruttando l’energia solare se il cielo è coperto dalle nubi. Da tenere a mente, ad ogni modo, che un impianto fotovoltaico è in grado di produrre elettricità anche quando la giornata è nuvolosa. L’unico momento in cui la capacità di produzione è completamente azzerata è la notte: la totale assenza di sole non permette infatti la produzione di energia elettrica.
Questo può causare naturalmente uno scompenso: nelle giornate molto soleggiate verrà prodotta una grande quantità di energia elettrica che non verrà però consumata nell’immediato, mentre di notte ci sarà la totale assenza di generazione di energia dai pannelli, ma il bisogno di illuminare casa o tenere attivi alcuni elettrodomestici non scomparirà. Uno spreco di energia durante il giorno, una carenza che può costringere a prelevare energia elettrica dalla rete centralizzata durante la notte.
Soluzioni come la re-immissione dell’energia sulla rete tentano di porre rimedio alla questione, ma solo in parte. Di che cosa si tratta? In pratica, è una convenzione che permette di immettere sulla rete elettrica nazionale l’energia prodotta e non consumata, tramite l’accordo con il gestore. Basta che il punto di produzione dell’energia, cioè la propria casa e l’impianto fotovoltaico, siano connessi alla rete centralizzata dell’energia.
Si tratta di una vera propria vendita dell’energia auto-prodotta, quindi ogni singolo kWh immesso nella rete centralizzata verrà remunerata. Attenzione, però: il compenso che vi sarà riconosciuto per la singola unità di energia sarà inferiore a quello che voi paghereste per prelevare un kilowattora dalla rete, più basso del 60% circa, oggi senza incentivi. Non si tratta, quindi, di una scelta particolarmente conveniente.
Per saperne di più vi consigliamo questo approfondimento sullo scambio sul posto.
Impianto fotovoltaico con sistema di accumulo: immagazzinare e sfruttare tutta l’energia prodotta dai pannelli solari
Se parliamo di risparmio fotovoltaico a tutto tondo, una soluzione particolarmente interessante rimane però l’impianto fotovoltaico con sistema di accumulo integrato. Di che cosa si tratta? In sostanza, di un impianto fotovoltaico dotato di una batteria che permette di accumulare l’energia elettrica prodotta in eccesso nei giorni più favorevoli, da tenere immagazzinata e a disposizione per l’utilizzo nei momenti in cui il sistema non è in grado di produrre energia (la notte o i giorni particolarmente nuvolosi).
Il vantaggio essenziale di un impianto fotovoltaico con sistema di accumulo? Quello di riuscire a produrre energia autonomamente e accumularla per innalzare l’autoconsumo: questo significa dover prelevare molta meno energia dal sistema centralizzato, risparmiando non di poco sulle bollette.
Come massimizzare il risparmio energetico del fotovoltaico?
Per sfruttare a pieno le possibilità del vostro impianto fotovoltaico la soluzione ottimale è far parte di una Energy Community. Questo vi consentirà di scambiare la vostra energia in eccesso con gli altri partecipanti della comunità e di riceverne quando non ne producete abbastanza: questo autoconsumo collettivo vi permetterà di ridurre al minimo, e potenzialmente azzerare, la richiesta elettrica al gestore della rete e, di conseguenza, le vostre bollette.