QualEnergia 2022 / Febbraio – Marzo
di Stefano Nassuato, Sales Director, Regalgrid Europe
Le comunità energetiche rinnovabili rappresentano la misura dell’impegno di Italia ed Europa per la decarbonizzazione. L’inserimento delle Comunità di Energia Rinnovabile (CER) all’interno della legge Milleproroghe di febbraio 2020 ha dato la misura dell’impegno dell’Italia al raggiungimento dei target 2030, ovvero che più del 70% dell’energia elettrica consumata nel 2030 derivi da fonte rinnovabile.
Un’azione decisa per un impegno ambizioso, che traccia la direzione in cui l’Italia e l’Europa vogliono andare: generazione distribuita, partecipazione dal basso, bilanciamento delle reti, demand response. L’Italia, con questo decreto, ha fornito il fondamento normativo allo sviluppo dell’autoconsumo collettivo, vale a dire una configurazione che prevede che si possa condividere energia autoprodotta da fonti rinnovabili tanto all’interno di un singolo edificio – schema per Autoconsumatori Collettivi – quanto all’interno di un perimetro elettrico (delimitato dalla cabina elettrica secondaria o primaria) – schema per Comunità di Energia Rinnovabile – come da nuovo recepimento all’interno del DL 199/2021, strumento indiretto per rafforzare le reti di trasmissione e distribuzione al compito di dover sostenere l’impatto delle fonti non programmabili (NFER). In breve, le CER.
Il passato è passato
Storicamente il mercato delle energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, prevedeva – e prevede ancora – approcci “standard” che rispondevano alle opportunità di remunerazione che il mercato di volta in volta offriva. È il caso degli impianti in cessione, remunerati attraverso i conti energia o, in casi più limitati, in grid parity, oppure degli impianti in autoconsumo – a copertura del fabbisogno del POD sottostante, sia per taglia residenziale che C&I – realizzati in alcuni casi in SEU anche scorporando la proprietà dell’impianto rispetto alla proprietà del soggetto consumatore. Schemi “chiusi”, e dal punto di vista finanziario molto simili tra loro, che rendevano semplice la valutazione del modello di business, pur prevedendo l’utilizzo di differenti strumenti finanziari (PPA, noleggi, leasing).
Gli approcci allo sviluppo delle CER
Per poter sviluppare un progetto di CER, è necessario un nuovo approccio che tenga conto di diversi aspetti:
- dimensionamento e ubicazione degli impianti di produzione: il beneficio dell’autoconsumo fisico o in situ è una componente che resta va- lida negli schemi della CER e che è opportuno considerare. Oltre a ciò, per valutare il profilo di autoconsumo collettivo è necessario conoscere o stimare i profili di contributo al consumo che in particolare i soggetti passivi consumer possono apportare. Poterli monitorare, e poter incidere sui profili d’immissione degli impianti di produzione, risulta una chiave determinante per massimizzare l’autoconsumo collettivo e quindi i benefici di tutti i soggetti partecipanti. Una volta valutati i fabbisogni e le superfici disponibili per la CER, va definito dove (in che POD) è opportuno posizionare gli impianti, ai fini di comporre i benefici derivanti dall’autoconsumo fisico con quelli dell’autoconsumo collettivo;
- il coinvolgimento dei consumatori: ruolo centrale nelle CER è quello del consumer, perché grazie al proprio fabbisogno energetico consentirà di utilizzare l’energia immessa dagli impianti di produzione, generando quindi la componente di autoconsumo collettivo che viene premiata da tariffe dedicate per una durata ventennale. Coinvolgere il consumatore prevede necessariamente il trovare gli approcci diretti e semplificati che portano a dover adottare dei canali comunicativi e politiche commerciali più vicine al mondo del Business to Consumer (B2C), rispetto all’approccio più tecnico-finanziario proprio del canale Business to Business (B2B), linguaggio da sempre utilizzato dalla filiera del fotovoltaico, anche domestico, fino ad oggi;
- la definizione del soggetto giuridico e delle regole di ripartizione: la natura giuridica della CER è determinante per poter gestire in modo snello le procedure di costituzione, gli adempimenti gestionali, i costi operativi, il rispetto della policy sulla privacy. Le regole di ripartizione, regolate dal diritto privato, dovranno riflettere i benefici per i membri partecipanti, tenendo conto della remunerazione degli investitori che hanno promosso l’iniziativa e il loro piano di ammortamento, ma al contempo generando benefici per tutti i soggetti passivi che dovranno ottenere una adeguata remunerazione economica, oltre alla possibilità di consumare energia verde e a chilometro zero;
- le CER sono un soggetto aperto: è opportuno tenere in considerazione che le CER potranno evolvere nel tempo. Per soddisfare le nuove adesioni di soggetti che intenderanno partecipare a una CER, è opportuno pianificare come far fronte alle nuove esigenze che potranno emergere, e da questo punto di vista l’adozione di idonei strumenti di monito- raggio contribuiranno a governare al meglio questi passaggi evolutivi;
- il ruolo della digitalizzazione: la necessità di gestire questa nuova complessità di fattori, può e deve essere occasione per digitalizza- re i processi monitoraggio e ottimizzazione delle CER, per rendere immediatamente fruibili a ciascun membro (investitore, gestore, partecipante) tutte le informazioni di cui ha bisogno, contribuendo a sensibilizzare il consumatore a ridurre gli sprechi, che rappresentano un fattore significativo per ridurre i consumi in bolletta, guidando nelle scelte gli investitori, supportando la filiera che si occuperà della gestione e manutenzione delle Le CER devono colpare il gap di asimmetria informativa che ha storicamente contrapposto chi vende energia da chi la compra e la consuma.
I nuovi attori delle CER e l’evoluzione dei modelli di business
Oggi le CER offrono nuove opportunità a nuovi attori e, di conseguenza, determinano nuovi modelli di business. Innanzitutto, la governance delle comunità di energia rinnovabile ricade in capo a una varietà di soggetti – privati, PMI, enti pubblici – che possono definire gli schemi di ripartizione dell’energia e dei proventi all’interno della comunità. In poche parole, quale modello di business adottare. In questo quadro è evidente come un in- vestimento pubblico – che nei prossimi anni sarà rafforzato anche dai decreti del PNRR, in particolare per i comuni sotto i cinquemila abitanti – sarà diverso da un modello definito da un condominio, che a sua volta sarà diverso dal modello adottato in un contesto industriale.
Ci sono soggetti che stanno muovendo i primi passi, per provare a definire questi nuovi approcci attraverso iniziative concrete. A titolo esemplificativo e non esaustivo, si citano alcuni esempi suddivisi in diverse categorie:
- iniziative “dal basso”: ci sono oggi realtà private (ad esempio 3EEE con il progetto di San Giovanni a Teduccio), utility (come ènostra, con il progetto presso il social housing Qui Abito di Padova) e nuove associazioni (come la fondazione CERS di Legambiente), che hanno promosso la realizzazione di progetti di CER, partendo proprio dal coinvolgimento dei membri delle CER e dalla sensibilizzazione dei futuri partecipanti. Queste iniziative hanno contribuito a sensibilizzare in modo trasversale cittadini e PA che ospitano questi progetti, ponendo enfasi sulla Sostenibilità e sulla lotta alla povertà energetica;
- ESCO e utility: soggetti più strutturati del settore dell’efficientamento e dell’energia stanno sviluppando progetti di CER sia in ambito privato sia pubblico, con approccio di general contractor che ha l’obiettivo principale di consolidare rapporti duraturi con i membri della CER, snellendo al massimo i canali comunicativi. In questo ambito si può citare l’esperienza della soluzione My Home di Alperia, che nasce con l’intento di proporre impianti fotovoltaici con accumulo chiavi in mano, che tramite la detrazione fiscale al 50%, lo sconto in fattura e il credito al consumo, non prevedono alcun pagamento iniziale da parte dell’utente, che potrà infine abbonarsi ad un contratto luce che completi con una tariffa flat i propri fabbisogni, in modo stabile e trasparente. La CER in questo caso viene inserita in un secondo momento, attraverso la costituzione di appositi soggetti da parte dell’utility altoatesina, conferendo l’opportunità ai membri partecipanti di beneficiare degli incentivi messi a disposizione da questo schema;
- Main Contractor del Superbonus 110%: una opportunità che alcuni players attivi nel settore delle ristrutturazioni sembrano voler cogliere, trainato nell’ultimo anno dal Superbonus 110%, è quello di costituire le CER anche attraverso la grande platea di soggetti che sono stati coinvolti dal bonus ristrutturazioni e che hanno utilizzato questo strumento come prima fase di un modello di business che arrivasse a raggruppare gli utenti prosumer, assieme a campagne sui consumer, per costruire delle CER partendo dalla platea dei propri clienti;
- Pubbliche Amministrazioni: nel mondo delle PA ci sono già diverse singole iniziative, a seguito della realizzazione nel 2020 della prima CER presso il Comune di Magliano Alpi. Oltre a queste, si stanno delineando consorzi e soggetti che raggruppano un numero più ambio di Comuni, da cui stanno nascendo degli approcci strutturati per sviluppare le CER presso i comuni aderenti al consorzio tramite una regia centralizzata. In questo ambito, è opportuno citare le manifestazioni di interesse e le gare indette dalla Comunità Collinare del Friuli e Enerbit per i comuni nel bresciano.
Le barriere e le opportunità
La disciplina sperimentale regolamentata dal recepimento del primo schema di CER con la legge 42 bis del D.L. 162/2019, non ha portato i frutti che ci si attendeva. L’adeguamento a questi nuovi schemi ha richiesto comprensibilmente un adattamento di strumenti informatici da parte dei DSO e del GSE. I tempi medi di risposta e la macchinosità delle procedure però risultano ancora oggi, a due anni dall’approvazione di questo DL, troppo lunghi, scoraggiando in questo modo gli investimenti pubblici e privati in questo settore. L’auspicio, a seguito del recepimento della RED2 che dovrebbe consentire di traguardare tutti i decreti attuativi entro giugno del 2022, è di ottenere finalmente un quadro stabile che permetta di accelerare in questa direzione, snellendo i processi istruttori, velocizzando gli iter di connessione, anche grazie alla pubblicazione dei dati relativi alle cabine primarie, che segneranno i nuovi perimetri entro cui poter costruire questi soggetti. L’impressione di chi opera quotidianamente su questi temi è che non si aspetti altro, perché questo tipo di iniziativa trova l’interesse di una ampissima platea di possibili stakeholders, che chiedono solo tempi certi e regole chiare per poter utilizzare questi strumenti.
L'OPINIONE DI REGALGRID
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