Il coronavirus ha cambiato drasticamente le carte in tavola, per molti settori dell’economia ha addirittura cambiato il gioco. Ma la rinascita è frutto della resilienza e della collaborazione tra le persone, come sta succedendo nella rivoluzione nel mondo dell’energia.
Emergenza. Una delle parole più pronunciate, a ragion veduta, in questi mesi. E a questa segue subito la parola “crisi”. Certamente di questo si tratta: l’epidemia di CoVID-19 si può senza dubbio alcuno catalogare come un’emergenza che ha messo in ginocchio, in prima battuta, il sistema sanitario, con conseguenze importanti sui mercati di numerose nazioni.
E mentre il mondo lentamente riapre e riparte, è necessario riflettere su cosa il futuro ci prospetta e su cosa questa emergenza ci ha insegnato.
“Emergenza” e “crisi”, abbiamo detto: partiamo da queste due parole. Entrambe nel loro uso comune suggeriscono un senso di urgenza, difficoltà e allarme. Ma le loro origini etimologiche ci riconducono a significati più profondi e diversi. Il termine “Emergenza” deriva dal latino emergĕre, a sua volta derivato di mergĕre, “tuffare, sommergere”, che con il prefisso e- assume il significato di “venire alla luce, salire in superficie”. La parola “crisi” deriva invece dal latino crisis e dal greco κρίσις, due termini che ci riconducono al significato di “scelta, decisione”.
E sono proprio questi i punti da cui ripartire: in una situazione in cui tutto è stato stravolto, è il momento di cogliere le opportunità che emergono dalla crisi, eliminando il rumore informativo che ci sovrasta, e di decidere come andare avanti.
La realtà post COVID-19: un nuovo equilibrio in cui nulla è andato perduto
Le leggi della termodinamica ci vengono in aiuto: nulla si distrugge, tutto si trasforma. In un modo irreversibile. Così dobbiamo vedere questa crisi: un’opportunità per una trasformazione evolutiva. La società e l’economia sono cambiate e non torneranno più alla forma che conoscevamo prima del coronavirus. Avranno entrambe un’entropia maggiore: un nuovo equilibrio con una trasformazione parziale delle risorse che dovranno reinventarsi e ridefinirsi, trovando un nuovo scopo. Questo significa che ciò che sembra distrutto deve trovare un nuovo modo e una nuova forma per rinascere.
Vedere la realtà da una prospettiva diversa da quella che abbiamo conosciuto sinora: una prospettiva che non sia incastrata in uno schema desueto, inadatto al nuovo equilibrio che si configurerà. Questo è il primo, fondamentale, step per arrivare alla soluzione. Tutti i settori della società si stanno reinventando e con essi anche i diversi settori economici, alcuni facilitati per la loro natura eterea e digitale, altri che devono riconcepirsi dalle fondamenta.
La disruption con il passato è un’occasione per ripensare le dinamiche del futuro
Ma la metafora con l’energia non è solo propedeutica a una riflessione filosofica, perché perfettamente aderente alla realtà di cambiamento che stiamo tutti sperimentando. Il settore energetico sta vivendo in questi anni una profonda trasformazione. E se… il coronavirus non fosse esistito? Una domanda per molti versi inutile perché carica di numerosi rimpianti, ma possiamo arrischiarci per una sola constatazione: con una primavera tradizionale, la digital energy sarebbe stata la notizia di cui parlare a partire dalle smart grid e dalle Energy Community.
La digitalizzazione delle infrastrutture energetiche sta portando a cambiamenti incrementali che poco meno di due secoli fa – quando fu osservato per la prima volta il fenomeno fotovoltaico – non erano neanche lontanamente concepibili. E quello che non è stato possibile per quasi duecento anni, oggi si sta freneticamente ricavando il suo spazio, tant’è che è la normativa a rincorrere l’evoluzione, non le norme a definire il cambiamento. Ma si sa, i cambiamenti sociali sono sempre precursori di quelli normativi, e tecnologia e scienza nascono in seno alla società che le nutre.
La digitalizzazione dell’energia sta portando a un cambio di paradigma epocale per la produzione, la gestione e il consumo energetici: un’evoluzione, questa, che può diventare una metafora del cambiamento necessario davanti alla crisi derivata dal SARS-CoV-2.
L’anello di congiunzione tra queste due dimensioni è il concetto di disruption: la rottura con gli schemi del passato, che non è necessariamente legata a un evento catastrofico da una relazione di causalità, ma che può esserlo come nel caso di questa emergenza sanitaria. Per il digitale è stato un passaggio fisiologico e graduale legato all’introduzione delle nuove tecnologie: il settore energetico ne è un chiaro esempio. Per alcuni settori di business, però, l’integrazione della tecnologia digital rappresenta una meta non ancora così vicina, come nel caso di molte realtà del mondo dell’artigianato.
La rottura della realtà per come la conosciamo in seguito a questa epidemia è stata invece inaspettata e disarmante, nemmeno lontanamente paragonabile ad altri cambiamenti recenti. A una crisi si può rispondere in modi diversi e attraversando diversi stadi di accettazione, ma l’importante è non lasciarsi sopraffare, perché la rinascita parte dalla resilienza. Già in questi mesi le industrie del settore tessile e manifatturiero si sono reinventate per servire le esigenze sanitarie, e ogni giorno il telegiornale riporta esempi di nuovi modi di concepire le realtà produttive.
La cooperazione è la nuova chiave di interpretazione della realtà
In questa dimensione di rinascita un altro punto di contatto con la rivoluzione energetica è il fondamentale apporto individuale per il bene della comunità. Durante questi due mesi ci sono stati molti esempi virtuosi di persone o gruppi che hanno fornito supporto agli altri, in relazione alle proprie possibilità e capacità per rispondere alle necessità di chi si è trovato in difficoltà. Pensiamo a tutti i medici e operatori del settore sanitario che hanno risposto alle richieste di collaborazione del Governo su base volontaria. La cooperazione e la condivisione delle risorse di queste persone sono state un gesto umanitario e di dono per la collettività.
Questi valori nel mondo energetico si concretizzano in un nuovo modello di gestione dell’energia che vuole cambiare per sempre il futuro del consumo, per renderlo sostenibile, sì, a livello economico, ma anche e soprattutto, sociale e ambientale. Questo è l’obiettivo della rivoluzione energetica. Il modello che permette questo cambiamento è quello delle cosiddette DER (Distributed Energy Resource), le risorse decentralizzate per la produzione di energia rinnovabile, che non sono altro che gli impianti fotovoltaici locali, prevalentemente residenziali. I governi si stanno interrogando su come integrare queste risorse in una dimensione strategica per lo sviluppo di ciascun paese, proprio perché le energie rinnovabili possono diventare il motore della ripartenza. Gli incentivi statali e i meccanismi di retribuzione per l’immissione dell’energia pulita nella rete pubblica sono solo l’inizio e devono lasciar spazio a manovre di più ampio respiro. È necessario che venga introdotta al più presto, in ogni stato, una normativa chiara che definisca il contributo delle risorse decentralizzate in un modo più strutturato. Un esempio virtuoso è sicuramente il governo australiano, che sta studiando unaoluzione per rispondere alla necessità di affidarsi a un modello decentralizzato di produzione energetica, nel suo caso indispensabile anche per via degli eventi climatici che lo colpiscono. L’emergenza del coronavirus non fa che accelerare queste riflessioni per un’implementazione incrementale del modello DER.
Cooperazione significa comunità
Una produzione distribuita non è però sufficiente: a questa deve seguire anche una gestione intelligente dei flussi energetici, distribuita e decentralizzata a supporto dell’energia pulita. Questo avviene e avverrà sempre di più grazie all’introduzione progressiva e sostanziale delle Energy Community, una dimensione democratica di accesso all’energia rinnovabile, non solo perché il beneficio del non consumo di risorse fossili sarà un vantaggio per tutti, ma perché chiunque può essere parte di una comunità, anche se non ha la possibilità di installare un impianto fotovoltaico.
Anche Regalgrid si è chiesta come evolvere, abbracciando una nuova normalità quotidiana. E ci siamo dati una risposta: vogliamo essere promotori di questa ripartenza. Come?
Innanzitutto, vogliamo abilitare chiunque lo desideri alla consapevolezza dei propri consumi e della propria bolletta. Lo SNOCU può così diventare un veicolo targato Regalgrid verso un nuovo luogo comunitario di connessione e condivisione che riunisca consumatori consapevoli.
Desideriamo aumentare la resilienza del contesto energetico, grazie alla nostra piattaforma digitale che tende a un modello che abilita un micro-tessuto distribuito di generazione e accumulo. Ma soprattutto, il nostro obiettivo è mettere tutti nelle condizioni di accedere all’energia pulita. Energia che ci auguriamo diventi presto il prevalente, per essere realistici, e poi l’unico, per essere idealisti, tipo di risorsa per il consumo.